sabato 18 gennaio 2014

Danni da fumo passivo

 

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Con il termine fumo passivo si intende la presenza nell’ambiente del fumo proveniente dalla sigaretta accesa (sidestream) o delle esalazioni di chi fuma (mainstream).

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Il termine inglese è “Environmental tobacco smoke” (ETS).

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Dobbiamo anche considerare il cosiddetto fumo di terza mano, che si forma quando il tabacco brucia ed il vapore ricco di nicotina è assorbito dalle pareti, dai pavimenti, dalla moquette, dalle tende, dai mobili dove rimane a lungo. La presenza di fumo ambientale in un locale chiuso determina l’esposizione personale a sostanze gassose ed a particelle sospese (fini ed ultrafini) che provocano danni all’apparato respiratorio e cardiovascolare, attraverso meccanismi irritativi ed infiammatori.

Il fumo può essere definito come :

Il più importante fattore di rischio per esito avverso della gravidanza nelle nazioni sviluppate.

L’ Organizzazione Mondiale Della Sanità nel 2004 stimava che nel mondo vi erano tra i 12 e 14 milioni di madri fumatrici in gravidanza.

Da tempo si assiste ad una relazione causale e dose-dipendente tra il fumo in gravidanza ed il rischio di una nascita prematura o di partorire un neonato sottopeso; più recente è stato anche chiarito come questi fattori siano a loro volta associati a patologie croniche invalidanti, quali ad esempio il respiro sibilante (wheezing) nel bambino piccolo ed asma in età scolare oltre ad una maggiore suscettibilità ad infezioni delle alte vie respiratorie, in particolare all’otite.


I principali costituenti del fumo di tabacco che colpiscono l’apparato respiratorio comprendono elementi gassosi quali il monossido di carbonio, ossidi di azoto, formaldeide, acido cianidrico, biossido di zolfo, e nitrosamine, nicotina e particolati come metalli pesanti (piombo, cadmio e nichel) e benzopirene.

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Tutti questi prodotti della combustione di una sigaretta, provocano importanti mutamenti a carico dell’apparato respiratorio

 

Numerosi articoli scientifici riportano che l’esposizione del bambino a fumo passivo nell’abitazione a seguito del fumo dei genitori, è correlata ad una aumentata incidenza di disturbi respiratori quali asma, sibili, tosse, catarro e bronchiti e di patologie respiratorie quali bronchioliti, polmoniti, otiti e faringotonsilliti.
Molti bambini sono esposti al fumo passivo nelle mura domestiche, soprattutto nelle famiglie di condizione sociale più bassa.

Cruciale è il ruolo delle figure di riferimento: quando fumare è condiviso come stile di vita normale, non ostacolato dagli insegnanti, dai genitori e dal personale sanitario (spesso fumatori loro stessi), le azioni di prevenzione per evitare che i piccoli diventino a loro volta fumatori, rischiano di non avere effetti efficaci.

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Tutte le figure di riferimento dovrebbero essere coscienti del loro ruolo di modelli ed assumere comportamenti protettivi nei confronti della salute dei giovani.

 

E’ ben documentato che l’esposizione passiva al fumo di sigaretta condiziona negativamente la patologia asmatica in età pediatrica. I bambini di genitori che fumano presentano infatti una sintomatologia più severa, una peggiore qualità della vita, un maggior numero di accessi asmatici, un accelerato decadimento della funzionalità polmonare ed un cattivo controllo della malattia. Gli studi disponibili in età pediatrica dimostrano che l’esposizione attiva e passiva al fumo di sigaretta altera la risposta alla terapia, determinando un cattivo controllo della patologia asmatica incrementando l’infiammazione presente nelle vie aeree.

 

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«Non ti vergognare di dire alle persone di non fumare davanti ai tuoi figli»
Aden, 7 anni. Jessica, sua mamma. New York
La metà dei bambini americani è esposta al fumo passivo. Ad Aden provoca degli attacchi d’asma. Fa’ in modo che i bambini non subiscano il fumo.

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venerdì 10 gennaio 2014

Celiachia, impariamo a conviverci

tratto da:

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07 gennaio 2014

http://http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_3_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=dossier&p=dadossier&id=22

La celiachia, o malattia celiachia, è una malattia permanente su base infiammatoria dell'intestino tenue caratterizzata dalla distruzione della mucosa di questo tratto intestinale. Il glutine è il fattore eziologico ambientale della malattia celiaca. L’ingestione di glutine nei pazienti affetti provoca un’infiammazione della mucosa del duodeno con conseguente malassorbimento di nutrienti tanto che spesso la malattia celiaca si presenta con anemia sideropenica. Oltre che un interessamento intestinale, il glutine frequentemente causa nei soggetti celiaci la comparsa di sintomi e segni a carico di altri organi e sistemi quali apparato endocrino, sistema nervoso centrale, apparato muscolo-scheletrico, cute e sistema cardio-circolatorio.

La celiachia è una condizione con una predisposizione ereditaria, come confermato dal fatto che la concordanza tra gemelli omozigoti è di circa il 10% rispetto alla prevalenza del 1% nella popolazione generale.
Si eredita la predisposizione e non la malattia. Il 30%  circa dei soggetti predisposti, per i quali non sono ancora stati identificati i fattori scatenanti, sviluppa prima o poi la malattia celiaca.
 


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E' causata da una reazione autoimmune al glutine, contenuto in alcuni cereali quali grano, orzo, segale, avena.

 

 

 

Molti sono gli alimenti che contengono questi cereali, tra i più diffusi pane, pizza, pasta, biscotti

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Oltre ai sopracitati, che sono i più frequenti, sono vietati al celiaco:

BULGUR (BOULGOUR O BURGHUL)
È un grano molto cotto in acqua, frantumato dopo essere stato seccato al sole. Molto diffuso in Medio Oriente.

CRACKED GRANO
È composto da chicchi di grano frantumati. A differenza del bulgur, che viene prima immerso in acqua, cotto, essiccato e poi frantumato, il cracked grano è frantumato crudo e richiede quindi la cottura.

COUSCOUS
Tradizionale piatto arabo. Semola di grano duro mescolata ad acqua e lavorata a mano fino ad ottenere piccolissime sfere, seccate poi al sole e cotte a vapore. Esistono oggi in commercio couscous senza glutine contenente i  cereali permessi.

FARRO
È un tipo di grano molto popolare nell'antica Roma. Attualmente è molto diffuso sia sotto forma di grani (nei minestroni surgelati, miscelato con legumi secchi per le preparazioni di minestroni, ecc...) oppure sotto forma di farina per la preparazione di paste, dolci, ecc...

FRIK
È chiamato Grano Verde Egiziano.

GREUNKERN
Oggi viene tradotto come Grano Verde Greco, ma è il grano chiamato Spelta.

KAMUT
Kamut è una varietà di grano duro.

MONOCOCCO
Il monococco (Triticum Monococco), detto anche ENKIR, è una varietà del farro.

SEITAN
Derivante dalla lavorazione del glutine del frumento; il glutine estratto viene trasformato in seitan. Da secoli costituisce l'alimento base della cucina orientale.

SPELTA
Lo spelta (Triticum Spelta) è una varietà del farro.

TABULE'
Il tabbouleh o tabulè è una pietanza araba e consiste in un’insalata a base di bulgur, con prezzemolo, cipollotti e menta tritati fini e con pomodoro e cetrioli a tocchettini, il tutto condito con succo di limone e olio d’oliva.

TRITICALE
Il triticale è un ibrido artificiale tra la segale e il grano tenero o altre varietà del genere Triticum. Creato alla fine del XIX secolo, solo ultimamente coltivato su larga scala. La parola stessa è una fusione delle parole latine Triticum (tritico, frumento) e Secale (segale)

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Nelle persone geneticamente predisposte alla celiachia, le cellule del sistema immune attivate dall’esposizione al glutine attaccano la mucosa dell’intestino tenue, arrivando a distruggere i delicati villi che sono le strutture responsabili dell’assorbimento di nutrienti e minerali.

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Questo danno determina nei casi più gravi una sindrome da malassorbimento e uno stato di malnutrizione.
In realtà i sintomi con cui la celiachia si manifesta possono essere molteplici, a carico di diversi organi e sistemi dell’organismo umano e di severità variabile. Inoltre, la malattia celiachia può esordire a qualsiasi età, anche negli anziani.
Non sono tuttavia ancora noti i fattori che scatenano la malattia dopo anni di tolleranza al glutine.

Attualmente si stima che la condizione celiaca interessi circa l’1% della popolazione generale ed è più frequente tra le donne (3 volte più che negli uomini).

In caso di sospetto clinico di malattia celiaca, il primo accertamento da eseguire è il dosaggio nel sangue periferico degli anticorpi anti-transglutaminasi (anti-tTG) di classe IgA. Questo test è poco invasivo, dotato di ottima specificità e sensibilità. Nei casi di risultato dubbio del dosaggio degli anticorpi anti-tTG, si esegue la determinazione degli anticorpi anti-endomisio. Può essere utile anche il dosaggio degli anticorpi anti peptidi deamidati della gliadina, mentre la ricerca degli anticorpi anti – gliadina nativa ormai è limitata ai bambini sotto i due anni di età.

In caso di positività agli anticorpi anti tTG e/o anti endomisio, i pazienti vengono sottoposti alla duodenoscopia con prelievo di un piccolo frammento della mucosa duodenale per la conferma diagnostica al fine di valutare, tramite esame istologico, lo stato di danneggiamento della mucosa, in particolare l’atrofia dei villi. Le recenti linee guida della Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica permettono, in casi pediatrici selezionati, di fare diagnosi di celiachia senza ricorre alla valutazione istologica della mucosa duodenale. 

Come preparare e conservare i cibi per celiaci a casa

 

“E' possibile cuocere i prodotti senza glutine nello stesso forno in cui vengono solitamente cotti i prodotti con glutine.”

La contaminazione dei prodotti senza glutine avviene per contatto diretto con alimenti contenenti glutine o con stoviglie, mani o superfici "sporche" di glutine.
In ambito domestico si possono cuocere alimenti senza glutine nel forno contemporaneamente a quelli contenenti glutine, verificando che i ripiani su cui si appoggiano gli alimenti senza glutine siano puliti, o proteggendoli con fogli di alluminio o carta da forno puliti.
È bene porre i prodotti senza glutine sul ripiano superiore, per evitare la contaminazione da caduta di glutine dall'alto. Tutte le superfici del forno vanno pulite accuratamente dopo l'uso.

“Per i celiaci non è possibile mangiare alimenti contenenti glutine, neanche saltuariamente e/o in piccole quantità.”

La dieta senza glutine è l'unico trattamento disponibile per la malattia celiaca.

La celiachia è una malattia permanente e la dieta va seguita per tutta la vita.


Anche se un'eventuale assunzione di glutine non è seguita da disturbi e sintomi, questa comunque attiva la risposta immune e predispone al rischio di sviluppare complicanze.

“Non è necessario usare pentole e stoviglie dedicate per cucinare e consumare i cibi senza glutine.”

Anche se non esistono studi specifici sull'argomento, un accurato lavaggio elimina il glutine da pentole e stoviglie, per cui non è necessario nella preparazione domestica dei cibi avere pentole dedicate alla cottura dei cibi senza glutine. Anche piatti e posate, se lavati accuratamente, non sono fonte di contaminazione.


Invece è necessario cambiare l'acqua di cottura se in precedenza vi è stata cotta la pasta con glutine. Il glutine durante la cottura della pasta viene rilasciato nell'acqua e, per le sue caratteristiche di viscosità, verrebbe assorbito dalla pasta senza glutine.
È pertanto necessario cuocere la pasta senza glutine in pentole lavate accuratamente dopo il precedente uso, con acqua non utilizzata per altri scopi.
Le stesse avvertenze valgono per l'olio di frittura e altri liquidi di cottura.

“La dieta senza glutine non deve essere integrata con vitamine.”

Il regime dietetico senza glutine non determina carenze dell'apporto di vitamine e sali minerali, a patto che il celiaco segua una alimentazione corretta e variata. Frutta e verdura sono alimenti ricchi di vitamine, naturalmente privi di glutine e possono essere assunti senza restrizione dai soggetti celiaci.

“Le mani vanno accuratamente lavate dopo aver manipolato alimenti e materie prime contenenti glutine.”

Il lavaggio accurato delle mani elimina ogni possibile contaminazione.

Sai leggere le etichette dei prodotti senza glutine ?

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Se nell'etichetta di un alimento non trovo l'indicazione di ingredienti contenenti glutine, non si può dare per scontata l'assenza di tale sostanza anche senza una esplicita indicazione al riguardo.

Un alimento trasformato, pur non includendo ingredienti fonte di glutine, potrebbe contenere tale sostanza derivante da contaminazioni accidentali crociate.
Per questo motivo sull'etichetta di alimenti fabbricati in uno stabilimento dove si hanno differenti produzioni con diversi ingredienti si possono trovare indicazioni del tipo "può contenere tracce di glutine" o eventualmente di altre sostanze "allergeniche".

Si può consumare sempre un alimento se nella sua etichetta compare l'indicazione "senza glutine.

Quando in etichetta viene riportata l'indicazione "senza glutine" l'alimento deve necessariamente essere privo di tale sostanza nei limiti di tolleranza analitica previsti.

Attualmente ai soggetti intolleranti al glutine non possono essere erogati a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) tutti gli alimenti che riportano in etichetta l'indicazione "senza glutine".

 

Ministero della Salute - Alimento senza glutine - prodotto erogabileSono erogabili a carico del SSN solo i prodotti dietetici senza glutine, appositamente formulati per i soggetti intolleranti al glutine, come alternativa ai comuni alimenti caratterizzati dalla presenza di glutine (ad esempio pane, pasta). Tali alimenti sono inclusi nel Registro Nazionale dei prodotti destinati ad una alimentazione particolare erogabili a carico del SSN, che puoi consultare sul portale del Ministero della salute. Possono riportare in etichetta anche il logo del  Ministero della Salute:

http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=3667&area=Alimenti particolari e integratori&menu=registri

Il Servizio Sanitario Nazionale eroga gratuitamente gli alimenti dietetici privi di glutine a favore delle persone affette da celiachia con i seguenti tetti di spesa, suddivisi per fasce di età e sesso :


Fascia d'età           Tetto mensile Maschi          Tetto mensile Femmine

6 mesi - 1 anno       Euro 45,00                           Euro 45,00
fino a 3 - 5 anni       Euro 62,00                           Euro 62,00
fino a 10 anni          Euro 94,00                           Euro 94,00
età adulta               Euro 140,00                         Euro 99,00

Con la legge 4 luglio 2005, n. 123 “Norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia” è stata riconosciuta la possibilità di ottenere, su richiesta, la somministrazione di pasti senza glutine nelle mense scolastiche, ospedaliere e nelle mense di strutture pubbliche. Tale intervento è stato previsto allo scopo di agevolare l’inserimento dei celiaci nelle attività scolastiche, sportive e lavorative attraverso un accesso equo e sicuro ai servizi di ristorazione collettiva.

domenica 5 gennaio 2014

Reflusso Gastro Esofageo

 

 

 

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Si definisce reflusso gastro-esofageo (RGE) il passaggio involontario del contenuto gastrico nell’esofago. Può essere semplice (o funzionale) oppure patologico (malattia da RGE).


 

Il reflusso gastro-esofageo semplice è una condizione tipica del neonato e del lattante, caratterizzata da episodi di rigurgito post-prandiali, in un quadro di benessere generale del bambino.

L’eziologia è l’accentuazione di un fenomeno fisiologico del lattante, espressione di una relativa immaturità della funzione cardiale.

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La clinica è caratterizzata da rigurgiti o vomiti anche frequenti ma non tali da compromettere lo stato generale e la curva di crescita; questi rigurgiti tendono a scomparire entro il 6°-7° mese di vita.
Non è richiesta alcuna indagine strumentale.


Il trattamento si basa sui seguenti provvedimenti: terapia posturale (sollevamento del tronco del bambino di 30-40 gradi sul piano orizzontale); terapia dietetica (latti speciali antireflusso); terapia farmacologia, se la terapia posturale e dietetica non sono sufficienti a migliorare il quadro (basata su antiemetici-procinetici, in primis il Domperidone).


La malattia da RGE è caratterizzata dall’associazione del reflusso con esofagite o con segni/sintomi tali da interferire con lo stato di salute del bambino o con la sua crescita.
Segni tipici sono: vomito o rigurgito ricorrente, irritabilità del lattante, rifiuto o interruzione del pasto, pianto in fase post-prandiale, pirosi e dolore toracico.

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Segni meno frequenti: inarcamento del tronco e postura anomala del collo (S. di Sandifer), apnea o fenomeni ALTE (Apparent Life Threatening Events), disturbi respiratori cronici (laringiti, broncopolmoniti ricorrenti, asma, tosse secca soprattutto post-prandiale).


Di fronte ad un lattante in età superiore ai 4 mesi che presenta frequenti rigurgiti e vomiti, è molto importante esaminare accuratamente la curva di crescita: se è dimostrato un rallentamento o addirittura un arresto della crescita, il sospetto di una causa specifica patologica a carico dell’apparato digerente è d’obbligo.


La diagnosi differenziale va posta con le intolleranze alimentari, soprattutto alle proteine del latte vaccino; è necessario pensare anche alla malrotazione intestinale, alla stenosi pilorica, anche tardiva, all’ernia iatale da scivolamento e all’ernia diaframmatica congenita.
Un volta sospettata la presenza di un reflusso con complicazioni, si rende necessaria l’indagine endoscopica, per stabilire la presenza e il grado dell’esofagite.
Il monitoraggio del pH intraesofageo prolungato per 24 ore è un’altra prova alla quale sottoporre il lattante.
Insieme o successivamente si procede ad una indagine radiologica delle prime vie digerenti con mdc per escludere lesioni anatomiche.


La terapia è medica: oltre ai provvedimenti utili per il reflusso (posturali, dietetici, procinetici), trovano indicazione i farmaci antisecretivi (H2-antagonisti, inibitori di pompa protonica).
L’intervento chirurgico (fundoplicatio secondo Nissen) va considerato solo dopo fallimento di ogni tentativo medico, in presenza di gravi lesioni della mucosa esofagea e se il reflusso non è guarito dopo i 3 anni di vita.
La chirurgia è utile fin dall’inizio in caso di stenosi o di grossa ernia iatale.

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