mercoledì 15 febbraio 2017

Fruttosio : dolcificante VELENOSO per i bambini


Il tutto nasce da :

Un giorno a studio una famiglia con un bambino: vedo che lui sta bevendo qualcosa :







Baby Thè 

Curiosità : cosa c'è dentro ?











4,9% Fruttosio.......





Da qui la ricerca 




Premessa:

Anche se le percentuali di zuccheri contengono alcuni errori, resta il fatto che il fruttosio  negli alimenti può essere gravemente nocivo.


«Diversi studi hanno provato che l'elevato consumo di zucchero è associato a numerose patologie sempre più frequenti in età pediatrica come l'obesità, il diabete di tipo II e le malattie cardiovascolari. Ma poco si sapeva del suo effetto sul tessuto epatico, almeno fino ad oggi» spiega Valerio Nobili, responsabile di Malattie Epato-metaboliche del Bambino Gesù. «Con la nostra ricerca abbiamo colmato la lacuna: abbiamo infatti dimostrato che un eccessivo consumo di fruttosio si associa ad alti livelli di acido urico e soprattutto a un avanzato danno epatico, tanto da favorire la precoce comparsa di fibrosi prima e cirrosi poi a carico del fegato. Ecco perché, alla luce di quanto certificato dal nostro studio, è fondamentale non abusare di cibi e bevande con un elevato contenuto di fruttosio, modificando le errate abitudini alimentari dei nostri ragazzi».


Interessante articolo sull'esperienza del Dr Nobili , reparto epatologia dell'ospedale Bambino Gesù
Redazione DottNet | 14/02/2017 



Fruttosio, è veleno per il fegato dei bambini



Responsabile del fegato grasso. Per il ricercatore va subito abolito
Troppo zucchero rischia di trasformarsi in "veleno" per il fegato dei bambini. L'abuso sistematico del fruttosio aggiunto ai cibi e alle bevande ha gli stessi effetti pericolosi dell'alcool: ogni grammo in eccesso rispetto al fabbisogno giornaliero (circa 25 grammi) accresce di una volta e mezza il rischio di sviluppare malattie epatiche gravi. La conferma scientifica arriva da uno studio dei ricercatori dell'area di Malattie epato-metaboliche dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù che, per la prima volta in letteratura, rivela i danni del fruttosio sulle cellule del fegato dei più piccoli. I risultati dell'indagine sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Hepatology. 

A differenza del glucosio, che può essere utilizzato quasi da ogni cellula del nostro corpo, il fruttosio può essere metabolizzato solo dal fegato, perché esso è l'unico organo in cui è presente il suo trasportatore.





    Lo studio è stato condotto tra il 2012 e il 2016 su 271 bambini e ragazzi affetti da fegato grasso. In 1 bambino su 2 gli esami effettuati hanno rilevato livelli eccessivi di acido urico in circolo. ''Diversi studi hanno provato che l'elevato consumo di zucchero è associato a numerose patologie sempre più frequenti in età pediatrica come l'obesità, il diabete di tipo II e le malattie cardiovascolari. Ma poco si sapeva del suo effetto sul tessuto epatico, almeno fino ad oggi'' spiega Valerio Nobili, responsabile di Malattie Epato-metaboliche del Bambino Gesù.


    ''Con la nostra ricerca abbiamo colmato la lacuna. Gli spuntini dei bambini dovranno essere solo eccezionalmente a base di succhi di frutta o merendine confezionate e non la regola quotidiana''. L'acido urico è uno dei prodotti finali della sintesi del fruttosio nel fegato. Quando è prodotto in grandi quantità diventa tossico per l'organismo e concorre allo sviluppo di diverse malattie, dal fegato grasso alla cirrosi.


    Attraverso ulteriori indagini, incrociate con i dati emersi dal questionario alimentare somministrato ai pazienti, i ricercatori hanno dimostrato l'associazione tra gli alti livelli di acido urico e l'aggravarsi del danno al fegato, soprattutto tra i grandi consumatori di fruttosio: quanto più zucchero ingerivano con la dieta abituale, tanto maggiore era il danno riportato dalle loro cellule epatiche.


    Il fruttosio è uno zucchero naturale presente in diversi alimenti, soprattutto nella frutta ma anche nei vegetali e nelle farine utilizzate per pasta, pane e pizza. In una dieta bilanciata non provoca alcun effetto negativo. Il nemico dei bambini è il fruttosio aggiunto presente negli sciroppi e nei dolcificanti largamente utilizzati dall'industria nelle varie preparazioni alimentari (marmellate, bevande, merendine, succhi di frutta, caramelle). Basti pensare che una sola lattina di bevanda zuccherata contiene il doppio della quantità giornaliera di fruttosio indicata per l'età pediatrica (circa 25 grammi).     Una merendina ne contiene mediamente il 45% in più, mentre una bottiglietta di succo di frutta poco più della metà.    A differenza del glucosio, che può essere utilizzato quasi da ogni cellula del nostro corpo, il fruttosio può essere metabolizzato solo dal fegato, perché è l'unico organo in cui è presente il suo trasportatore. 







Nella tipica dieta occidentale il consumo di fruttosio è molto elevato, ed essendo metabolizzato esclusivamente nel fegato, finisce per danneggiarlo nello stesso modo in cui viene danneggiato dall'alcol o da altre sostanze tossiche. In pratica il fruttosio è simile all'alcool se si guarda ai danni metabolici che provoca.



'Ora l'industria alimentare rinunci al fruttosio'': a chiederlo è Valerio Nobili responsabile di Malattie Epato-metaboliche del Bambino Gesù, a capo del gruppo di ricerca che ha scoperto la relazione fra il consumo di questo tipo di zucchero, molto usato ad esempio nelle bevande, e alcune malattie del fegato, studio appena pubblicato dalla rivista scientifica Journal of Hepatology. In sostanza il fruttosio, spiega Nobili, ''è l'indiziato numero uno di alcune gravi malattie del fegato. Viene definito scientificamente una 'variabile indipendente', cioè è in grado di incidere da solo su un fenomeno''. A differenza del normale zucchero, che è il glucosio, ha spiegato Nobili, e che viene consumato immediatamente dall'organismo, ''il fruttosio viene immagazzinato nel fegato sotto forma di grasso''.







    ''Non è un caso che già da tempo l'Organizzazione Mondiale della Sanità e l'American Heart Association abbiamo dato alcune indicazioni precise: non superare i 20 grammi al giorno di fruttosio per i bambini'', di cui ora i ricercatori italiani hanno scoperto il meccanismo. ''Vediamo tantissimi bambini con malattie legate al fegato grasso, che ormai colpisce il 20% della popolazione infantile e l'80% dei bambini in sovrappeso e obesi. Una condizione pericolosa che può portare alla cirrosi''. In pratica un meccanismo simile all'alcol, ''con l'unica differenza che quest'ultimo influenza direttamente anche le cellule nervose''.

mercoledì 11 gennaio 2017

Meningite: analisi dei dati epidemiologici e ruolo dei vaccini Gennaio 2017







Meningite, come e quando difendersi con la vaccinazione.





Quali batteri causano la meningite ?

Tra gli agenti batterici che causano la meningite il più temuto è la Neisseria meningitidis ( meningocco ), oltre a Streptococcus pneumoniae ( pneumococco ) ed Haemophilus influenzae. 
Del meningococco esistono diversi sierogruppi: A, B, C, Y, W135, X. 

Quali sono i più aggressivi e quali i più frequenti ?

Il più aggressivo è il meningococco di sierogruppo C, che insieme al B è il più frequente in Italia e in Europa. Secondo l’ISS ( Istituto Superiore di Sanità ).


Nel 2015 si sono verificati in Italia quasi 200 casi di

 malattia invasiva da meningococco, la maggior 

parte dei quali causati dai sierogrupppi B e C.










Quali sono le fasce più a rischio di contrarre l’infezione causata dai diversi tipi di meningococco ?

I bambini piccoli e gli adolescenti, ma anche i giovani adulti, sono a rischio più elevato di contrarre infezione e malattia. Per quanto riguarda il sierogruppo B, la maggior parte dei casi si concentra fra i bambini più piccoli, al di sotto dell’anno di età.

Quali sono i vaccini a disposizione contro la meningite e, esattamente, contro quali ceppi ? 

Esistono tre tipi di vaccino anti-meningococco:

• il vaccino coniugato contro il meningococco di sierogruppo C ( MenC ): è il più frequentemente utilizzato, e protegge solo dal sierotipo C;

• il vaccino coniugato tetravalente, che protegge dai sierogruppi A, C, W e Y;

• il vaccino contro il meningococco di tipo B: protegge esclusivamente contro questo sierogruppo.

Sono obbligatori o raccomandati ?

Alcuni vaccini sono già raccomandati ed offerti gratuitamente, altri invece lo saranno appena entrerà in vigore il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale. 

La scheda vaccinale attualmente in vigore prevede la vaccinazione anti meningococco C nei bambini che abbiano compiuto un anno di età, mentre è consigliato un richiamo con vaccino tetravalente per gli adolescenti. 

Il vaccino tetravalente coniugato anti-meningococco A,C,Y,W, è consigliato anche per gli adolescenti che non sono stati vaccinati da piccoli, e dovrebbe comunque essere somministrato a chi si reca in Paesi ove sono presenti i sierogruppi di meningococco contenuti nel vaccino. 

Al di fuori delle due fasce di età sopracitate, il vaccino è fortemente raccomandato in persone a rischio o perché affetti da alcune patologie ( talassemia, diabete mellito, malattie epatiche croniche gravi, immunodeficienze congenite o acquisite etc. ) o per la presenza di particolari condizioni:

lattanti che frequentano gli asili nido, ragazzi che vivono in

 collegi, frequentano discoteche e/o dormono in dormitori, 

reclute militari, e, come sopra accennato, per chiunque

 debba recarsi in regioni del mondo dove la malattia 

meningococcica è comune, come ad esempio alcune zone

 dell’Africa ). 

Il vaccino contro il meningococco B, attualmente offerto in alcune regioni nel primo anno di età, sarà presto raccomandato per i bambini più piccoli anche a livello nazionale.

Negli adolescenti va fatta la vaccinazione ? 
E se è stata fatta a un anno di età va fatto un richiamo ?

La vaccinazione contro il meningococco C, o meglio il vaccino tetravalente, è consigliabile per gli adolescenti. 

Per chi è stato vaccinato da bambino al momento non è previsto alcun richiamo, anche se è comunque consigliabile effettuarlo.


Per quanto riguarda i vaccini contro gli altri agenti batterici della meningite, la vaccinazione contro Haemophilus Influenzae B (emofilo tipo B) è solitamente effettuata, gratuitamente, insieme a quella antitetanica, antidifterica, antipertosse, antipolio e anti epatite B, al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino, come da calendario vaccinale italiano. Non sono necessari ulteriori richiami.

La vaccinazione contro Streptococcus pneumoniae (pneumococco) è offerta gratuitamente e va somministrata in 3 dosi, al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino.





Fonte: ISS, 2016






La meningite è una malattia grave, anche se rara, e desta un allarme comprensibile nella popolazione.
L’opinione pubblica deve poter comprendere con precisione quali siano i rischi e quali siano i comportamenti da tenere, escludendo ogni ingiustificato allarmismo. Il medico di famiglia e il pediatra di libera scelta sono spesso interpellati dai pazienti come punto di riferimento competente sul problema.
In questo contesto è importante conoscere lo scenario descritto nel comunicato stampa del Ministero della Salute (1). Il documento ribadisce che la situazione epidemiologica sulla meningite non giustifica alcun allarme e si riaffermano alcune cifre che non intendono minimizzare la gravità della patologia, ma semplicemente vogliono riportare la questione entro i parametri della documentazione oggettiva.  In sintesi il numero totale dei casi di meningite nel 2016 è stato di 1376, in diminuzione rispetto a 1479 nel 2014, e a 1815 nel 2015. Se si considera la sola meningite da meningococco nel 2016 sono stati segnalati 178 casi, con un’incidenza in lieve aumento rispetto al triennio 2012-14, ma in diminuzione rispetto al 2015. Il dato attuale è fortemente condizionato dalla presenza in Toscana di una trasmissione più elevata che nel resto d’Italia, dove la situazione è costante.
I casi di meningite registrati in Toscana, dal 2015 ai primi mesi del 2016, hanno generato un particolare stato di attenzione nella fascia di età più adulta della popolazione. Il sistema sanitario regionale toscano, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, ha predisposto una serie di misure di analisi dell’epidemia toscana (outbreak investigation) e di prevenzione di diffusione dell’infezione (campagna di vaccinazione straordinaria).
I risultati preliminari dell’outbreak investigation (2)sono stati diffusi a fine 2016 e documentano una prevalenza di meningococco  pari al 2,5%: il principale sierogruppo riscontrato è il B (37 portatori sani = 1,6% del totale dei tamponi analizzati), seguito dall'Y (11 portatori = 0,5% del totale dei tamponi analizzati), mentre per il sierogruppo C i portatori rilevati sono stati 4 (0,17% del totale dei tamponi analizzati). Il dato rilevato in Toscana per il sierogruppo C è in linea con quanto riportato in letteratura da simili studi condotti a seguito di importanti incrementi di casi di meningococco C: 0.2% in San Salvador (Brasile), 0.3% in uno studio multicentrico condotto in Inghilterra, 1.3% in Galicia (Spagna), 1% in Olanda, 1% Danimarca.

Nel periodo 1 gennaio 2015 – 14 dicembre 2016 sono 58 i casi di malattia batterica invasiva (MBI) da meningococco C riportati in Toscana: nel biennio 2013-2014 i casi riportati erano solo 5. Nello specifico, i casi riportati nel 2015 sono 31 (53.4%), mentre quelli riportati nel 2016 fino al 14 dicembre sono 27 (46.6%).


Dall’analisi complessiva dei dati emerge che non esiste una situazione epidemica in Italia, la circolazione dei germi che causano la malattia è nella norma attesa in linea con i numeri degli ultimi anni e la situazione particolare in Toscana è oggetto di attenzione da parte del sistema sanitario regionale che ha attivato una serie di misure specifiche che comprendono diversamente dal contesto nazionale:  una terza dose di vaccino antimeningococco C tra i 6 e i 9 anni; l'offerta attiva del vaccino alle comunità individuate come più a rischio dall'indagine dell'Agenzia Regionale di Sanità; apposite campagne di vaccinazione da condurre nelle scuole; la proroga al 30 giugno 2017 della campagna straordinaria di vaccinazione contro il meningococco C. 


Vaccinate i vostri figli