martedì 26 febbraio 2013

Farmaci scaduti sono tossici?

Ci accorgiamo di aver somministrato al piccolo un farmaco scaduto

cosa fare?

 

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Tranquilli, l’unica segnalazione di tossicità nell’uomo che possa essere collegata alla degradazione di un prodotto farmaceutico risale al 1963 dovuta a tetraciclina ( Jama 1963 ).

La validità di un prodotto è decisa dalla casa farmaceutica e solitamente è compresa tra 2 e 5 anni. L’ente americano che verifica la stabilità dei farmaci dopo la scadenza ha dimostrato che su oltre 10.000 lotti di 96 differenti farmaci, conservati in contenitore originale non aperto, l’84% rimane stabile per un tempo medio di circa 5 anni dopo la data di scadenza.

La Sanità Militare risulta particolarmente sensibile al problema: ingenti quantità di farmaci conservati e pronti all'uso in caso di conflitto devono essere regolarmente sostituiti ogni 2-3 anni. La Sanità Militare americana quantifica la spesa legata al turn over dei farmaci nell'ordine del miliardo di dollari. Per questo motivo, nel 1985 la FDA intraprese un programma di test sull'efficacia dei farmaci militari scaduti allo scopo di aumentare la durata dello stoccaggio dei farmaci (Shelf Life Extension Program). I risultati del programma, mai diffusi pubblicamente, mostrarono che circa il 90 % dei farmaci militari testati (circa 100) erano sicuri ed efficaci molto al di là della data di scadenza, in alcuni casi anche per 15 anni.

Unica eccezione l’adrenalina che perde di efficacia poco dopo la scadenza ed i farmaci oftalmici nei quali non è compromesso nel tempo il principio attivo , ma la capacità del conservante di inibire la crescita batterica.

Una avvertenza : i prodotti medicinali che si presentano sotto forma di polveri e che vanno ricostituiti, una volta aggiunta acqua, debbono essere conservati in frigorifero ed utilizzati esclusivamente nei pochi giorni della terapia e poi buttati.

L’unico rischio è che il medicinale ( a parte le tetracicline ) abbia perso un pò della sua attività e quindi “funziona” meno.

Non bisogna quindi  preoccuparsi precipitandosi al pronto soccorso o chiamare il centro antiveleni.

 

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Medical letter on drugs and therapeutics, n°23,XII 2002.

venerdì 22 febbraio 2013

Novità in Pillole: Bibite dolcificate non danno la felicità




Center for Science in the Public Interest ( Stati Uniti )

Le bibite dolcificate non danno la felicità

Guardate il video:






Questo è quello che vedono i ragazzi in televisione........vale per qualsiasi bibita dolcificata / light / zero













A voi le riflessioni del caso








martedì 12 febbraio 2013

Novità in Pillole: Nessun rischio per il vaccino antiinfluenzale in gravidanza



Non ci sono rischi dall'uso del vaccino contro l'influenza in gravidanza, mentre fra le donne che sono state contagiate dal virus H1N1 nel 2009 c'e' stato un maggior rischio di aborto. E' la conclusione di uno studio condotto in Norvegia in primo piano sul sito dell'Nih, il National Institutes of Health, il massimo organismo medico scientifico statunitense. Nel 2009, quando comparve il nuovo virus H1N1 scatenando una pandemia in tutto il mondo, i funzionari della sanita' pubblica in Norvegia invitarono le donne incinte a vaccinarsi. Un gruppo di ricerca guidato da un ex ricercatore NIH ha cercato di determinare se la vaccinazione contro l'influenza poteva essere un rischio per la gravidanza. Il team ha esaminato i dati di oltre 117.000 gravidanze, comprese le visite ostetriche, le annotazioni di nascita e registri di vaccinazione. L'analisi, comparsa sul New England Journal of Medicine, ha verificato che la vaccinazione aveva ridotto del 70% il rischio di influenza e i risultati hanno mostrato che l'infezione da influenza aveva invece quasi raddoppiato il rischio di perdita fetale.


da:
12.02.2013

sabato 9 febbraio 2013

Novità in pillole: Pedopornografia OnLine


CRESCONO VITTIME ABUSI E ADESCAMENTI ONLINE





(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 8 feb. - Nel 2012 aumentano gli arresti e diminuiscono le denunce per reati "connessi alla produzione e diffusione online di materiale pedopornografico", mentre di grande rilievo il numero, 27, "dei minori vittime di abusi sessuali identificati a testimonianza del forte impegno della Polizia". Sono alcuni dei dati diffusi dalla Polizia Postale e delle Comunicazione, in occasione della presentazione del progetto 'Per un web sicuro' insieme al Moige, il movimento dei genitori, che si e' tenuta presso il Dipartimento della Pubblica sicurezza alla presenza del direttore della Polizia Postale e delle Comunicazioni Antonio Apruzzese e della presidente del Moige, Maria Rita Munizzi. Madrina dell'iniziativa la presentatrice Milly Carlucci.


I dati diffusi dalla Polizia sono stati aggiornati al 30 novembre del 2012. Fino a quella data sono state arrestate complessivamente 78 persone, denunciate 327: 49 e 777 nel 2011. I minori abusati sono 15 in piu' rispetto al 2011 (27 contro 12) mentre 37 sono stati adescati sul web. Per quanto riguarda l'attivita' di prevenzione, oltre 24.610 sono i siti sospetti monitorati: 461 quelli con contenuti pedopornografici individuati e 1.486 (1.062 nel 2011) quelli che sono stati inseriti nella 'black list'.


La Polizia Postale ha quindi diffuso, nei particolari, i dati riferiti a piu' zone d'Italia monitorate e su cui si e' intervenuto. Tra gli altri, il Compartimento di Catania della Polizia, anche con il ricorso ad attivita' sottocopertura, ha portato all'arresto di 8 persone, alla denuncia di altre 112 per detenzione e divulgazione in rete di materiale pedopornografico nonche' all'identificazione di un minore vittima di abusi sessuali. Lo stesso compartimento ha inoltre individuato 247 spazi web con contenuti pedopornografici.

"È necessario sensibilizzare ed informare sull'importanza del corretto utilizzo di internet e trasmettere - a nuove e vecchie generazioni - la conoscenza dei rischi connessi all'uso improprio della rete ed ai pericoli che nasconde dietro immagini e colori seducenti". Lo ha detto il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri nel messaggio inviato in occasione della conferenza stampa di lancio del progetto 'Per un web sicuro', promosso dal Moige, il movimento dei genitori, con la collaborazione della Polizia Postale e delle Comunicazioni.

venerdì 1 febbraio 2013

Da Homo Sapiens ad Homo Obesus

 

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La situazione attuale da: Quaderni del Ministero della salute n.10, luglio – agosto 2011

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 2005 circa 1,6 miliardi di
adulti (età maggiore di 15 anni) erano in sovrappeso, almeno 400 milioni erano obesi e almeno
20 milioni di bambini di età inferiore a 5 anni erano in sovrappeso.

NON C’E’ NESSUNA NAZIONE AL MONDO IN CUI L’OBESITA’ NON SIA IN AUMENTO

ORMAI SIAMO DI FRONTE AD UN VERO E PROPRIO FLAGELLO

La storia dell’umanità comprende tristi periodi in cui si assisteva a  morie di migliaia di persone, basti ricordare la peste raccontataci dal Manzoni, l’influenza spagnola del 1918, l’AIDS che fino ad oggi ha ucciso 25 milioni di persone. Ora dobbiamo affrontare un’epidemia ben più subdola e difficile da sgominare: l’obesità.

Per la prima volta, nonostante il progresso della scienza e della medicina, l’aspettativa di vita dei bambini americani è più breve di quella dei loro genitori. E’ proprio l’obesità la responsabile di questo regresso come lo sarà presto in Europa e nel mondo intero.

Le proiezioni dell’OMS  mostrano che, per il 2015, gli adulti in sovrappeso saranno circa 2,3 miliardi e gli obesi più di 700 milioni. Obesità e sovrappeso, prima considerati problemi solo dei paesi ricchi, sono ora drammaticamente in crescita anche in quelli a basso e medio reddito, specialmente negli insediamenti urbani, e sono ormai riconosciuti come veri e propri problemi di salute pubblica.
L’obesità è stata giustamente definita dall’OMS come l’epidemia del XXI secolo; l’ufficio regionale europeo dell’OMS la definisce come “un’epidemia estesa a tutta la Regione europea”, tanto che circa la metà della popolazione adulta è in sovrappeso e il 20-30% degli individui, in molti paesi, è definibile come clinicamente obeso.
Questa situazione desta particolare preoccupazione per l’elevata morbilità associata sia alle patologie cardiovascolari che al diabete, preceduto dalle varie componenti della sindrome metabolica (ipertensione arteriosa e dislipidemia aterogena “grassi nel sangue”) con progressiva aterosclerosi ed aumentato rischio di eventi cardio e cerebrovascolari.
Il rischio di morire di infarto aumenta del 25% rispetto alla popolazione normopeso, in tutti coloro i quali pesano il 20% in più del proprio peso ideale e quello di morire di ictus aumenta del 10%. Ma se il peso supera del 40% quello consigliato, il rischio di morte per qualsiasi causa aumenta di oltre il 50%, per ischemia cerebrale del 75% e per infarto miocardico del 70%. In queste condizioni anche la mortalità per diabete aumenta del 400%.
La prevalenza dell’obesità nei paesi industrializzati ha iniziato progressivamente ad aumentare dalla prima metà del XX secolo. La diffusione ha riguardato inizialmente soprattutto i paesi sviluppati,come Stati Uniti ed Europa, in cui è diventata un problema primario di sanità pubblica. Successivamente, i dati hanno indicato un incremento importante anche in paesi in via di sviluppo, come Messico, Cina e Thailandia.

imagesCA90D689In Italia 3 adulti su 10 (32%) risultano in sovrappeso, mentre 1 su 10 è obeso (11%): complessivamente, quindi, circa 4 adulti su 10 (42%) sono in eccesso ponderale. Il sovrappeso è una condizione diffusa e tende ad aumentare con l’età; è più frequente negli uomini, nelle persone con basso livello di istruzione e in quelle che dichiarano di avere molti problemi economici.

L’obesità infantile è una delle più gravi questioni del XXI secolo. La sua incidenza ha raggiunto livelli preoccupanti: secondo l’OMS, in tutto il mondo nel 2005, ben 20 milioni di bambini sotto i 5 anni erano in sovrappeso. Il problema è globale: si stima che nel 2010 i bambini con meno di 5 anni di età in eccesso di peso siano stati oltre 42 milioni e, di questi, quasi 35 milioni in Paesi in via di sviluppo. La gravità della diffusione dell’obesità infantile sta anche nel fatto che i bambini obesi rischiano di diventare adulti obesi e l’obesità è un fattore di rischio per serie condizioni e patologie croniche.

Secondo la ricerca dell’OMS Europa, se la prevalenza dell’obesità continua ad aumentare allo
stesso tasso degli anni Novanta, si stima che, a partire dal 2010, circa 150 milioni di adulti e 15
milioni di bambini e adolescenti saranno obesi. Il parametro dell’obesità tra i giovani è importante, perché si valuta che oltre il 60% dei bambini in sovrappeso prima della pubertà sarà
in sovrappeso anche da adulto.
In Italia, la sorveglianza in età infantile effettuata ha messo in luce la grande diffusione tra
i bambini di abitudini alimentari che predispongono all’aumento di peso. In particolare, è emerso che: il 9% dei bambini non fa colazione, il 30% la fa in maniera non adeguata, circa il 50% consuma bevande zuccherate e/o gassate nell’arco della giornata e 1 bambino su 4 non mangia quotidianamente frutta e/o verdura. Inoltre, quasi 1 bambino su 2 ha la televisione in camera e 1 bambino su 5 pratica sport per non più di un’ora a settimana

Cattura.

imagesCAYAMAMOIl sovrappeso e l’obesità sono responsabili dell’80% dei casi di diabete, dunque stiamo assistendo anche un’epidemia di diabete che arriverà fino al 6,3% della popolazione nel 2025, coinvolgendo 333 milioni di persone in tutto il mondo.

In Italia ci sono circa 4 milioni di diabetici: almeno 3 milioni di diabetici accertati, più “una quota stimabile in circa 1 milione di persone che, pur avendo la malattia, non ne è a conoscenza” cioè il 9% in più di soli 5 anni fa. L’International Diabetes Federation aveva stimato per il 2025 il superamento della quota di 3 milioni di persone con diabete in Italia, ma il paese ha raggiunto questa soglia con 15 anni di anticipo. E se da un lato “la prevalenza del diabete aumenta con l’età fino al 18,9% nelle persone con età uguale o superiore ai 75 anni”, dall’altro “la gravità della diffusione dell’obesità infantile sta anche nel fatto che i bambini obesi rischiano di diventare adulti obesi”.

Ogni anno 75 mila persone con diabete subiscono un infarto, 18 mila un ictus, 20 mila vanno incontro a insufficienza renale cronica, mentre 5 mila patiscono l’amputazione degli arti inferiori e 18 mila muoiono.

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Analizziamo ora con calma questo “dossier”  cercando di assimilare i motivi per cui questa epidemia si è diffusa ed i mezzi che abbiamo per cercare di porre rimedio per non esserne inghiottiti. Noi ed i nostri figli…

Questa espressione è sicuramente veritiera: Sappiamo in realtà cosa mettiamo quotidianamente nei nostri piatti? Possiamo scegliere?
E’ questo lo scopo dell’articolo: fornirvi i mezzi per difendervi dalle insidie nascoste in ogni alimento o bevanda che acquistiamo senza farci abbagliare dalla pubblicità usata dal settore agroalimentare per offuscare la nostra ragione ed influenzare le nostre scelte spingendoci ad acquistare prodotti potenzialmente nocivi alla nostra salute.

I supermercati, con i loro reparti e gli scaffali pieni di cibi pronti, dolci, merendine e bibite succulente, sono entrati a far parte della vita comune. La famiglia moderna, che dedica sempre meno tempo a prepararsi da mangiare, ha preso l’abitudine di acquistare in questi luoghi tutto quello che serve per nutrirsi senza interessarsi troppo al contenuto di quello che mette nel carrello. Le stesse mense scolastiche hanno lasciato a casa i loro cuochi per rivolgersi a società capaci di proporre un servizio a prezzi inferiori (a discapito naturalmente della qualità).

Purtroppo in questo periodo di crisi economica non è facile fare una scelta di qualità con il potere di acquisto in caduta libera. Il cibo industriale e quello dei fast food rappresenta purtroppo una soluzione di ripiego per molte famiglie.

Perché siamo arrivati ad una simile situazione?

L’uomo nel più profondo tende a comportarsi come i nostri antenati di 100.000 anni fa.

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L’uomo di Neanderthal era un cacciatore e pensava ad una sola cosa: mangiare per sopravvivere. Era onnivoro quindi non si cibava di sola carne ed era circondato da una miriade di bacche e funghi che doveva saper ben scegliere per non morire avvelenato. Molti alimenti di gusto dolce sono ricchi di zuccheri, e quindi fonte di energia, e quasi mai sono velenosi.

Per questo l’uomo è attratto dal gusto dolce

 

Da millenni non cacciamo, non raccogliamo bacche nella foresta e le calorie che accumuliamo non servono più a fare scorta per i periodi di carestia. Ora l’uomo moderno ha come territorio di caccia i supermercati , i fast-food ed i ristoranti ed in questi luoghi guidato dalla primordiale attrazione per il dolce sceglie cosa comprare.

Sfruttando questa attrattiva, i produttori di generi alimentari hanno scelto il grasso ed il dolce : è facile vendere quello che corrisponde ai gusti della clientela.

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Altro tasto che toccano i fast-food ( ma per ora solo in USA ) è la quantità di prodotto offerto e l’ingordigia di fronte ad una porzione acquistata quasi allo stesso prezzo di una normale.
 Più il contenitore aumenta, più l’essere umano mangia.
Il fatto
che le porzioni extra large non si siano diffuse nel resto del mondo, è probabilmente il motivo per il quale solo negli Stati Uniti vediamo le più alte percentuali di persone obese .
Un’ indagine effettuata nel 2003 paragonando le porzioni servite nei ristoranti di Stati Uniti e Francia ha evidenziato che in USA la quantità di cibo è superiore del 25%!!.

 

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Per spingere al massimo il consumo di alimenti è entrata con violenza nelle nostre case la pubblicità televisiva. Negli Stati Uniti la televisione resta accesa di media otto ore al giorno. I bambini, a partire dai neonati restano ore di fronte allo schermo togliendo tempo alla attività fisica. Se poi consideriamo anche i videogiochi assistiamo al fatto che il 15% dei ragazzi con più di 15 anni non praticano nessuno sport.
Ci stiamo avvicinando anche noi a queste nefaste abitudini? Purtroppo penso di si; quando entro nelle case a trovare bambini malati, mi trovo quasi costantemente di fronte a questo elettrodomestico acceso e di ciò ne è ben consapevole l’industria alimentare che concentra la maggior parte degli spot pubblicitari nelle fasce orarie dedicate alle trasmissioni per i più piccoli. Un bambino non è in grado di capire che lo scopo della pubblicità è quello di vendere un prodotto e molto spesso le raccomandazioni di un genitore non riescono a contrastare il bombardamento dei messaggi. Se poi i messaggi sono contornati da immagini rassicuranti perché collegate a ricordi felici, allora il gioco è fatto. Un esempio è stato il vecchio accordo tra la Disney e McDonald’s; accordo poi annullato nel 2006 per volere di Steve Jobs di Apple in seguito all’acquisto di Pixar prendendo le distanze dall’industria dei fast-food, una delle cause dell’aumento di obesità nei bambini.

Altro mezzo per incitare all’acquisto di prodotti è internet. Alcune aziende ad esempio si sono inventate dei giochi accattivanti messi in rete e per avere dei bonus o per sbloccare livelli successivi bisogna digitare dei codici che si ritrovano nelle confezioni dei loro prodotti……..

L’epidemia di obesità non è collegata al solo eccesso di cibo e mancanza di attività fisica. La sua impennata si nota a partire dagli anni 80. Cosa è successo in questi anni?

imagesCAXQSZVUUn responsabile dell’aumento di persone obese potrebbe essere collegabile ad una pianta, innocua apparentemente, ma il cui uso intensivo e la sua trasformazione industriale in sostanze dolci ha profondamente modificato la qualità dei nostri cibi e bevande industriali: il mais.

Negli Stati uniti, nel tempo , si è persa la diversità delle coltivazioni. Nei campi che una volta producevano una varietà di prodotti, ora si coltiva solo mais, soia ed avena. I singoli agricoltori sono divenuti manodopera sotto 4 compagnie che da sole producono il 75% del mais che è utilizzato per produrre carburante, mangime per animali e dolcificanti per gli esseri umani.

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Negli anni 70 si riuscì ad estrarre dal mais il fruttosio : l’ HFCS 42 o High-fructose corn syrup.
Questo dolcificante non aveva però lo stesso gusto dello zucchero di canna. Bisogna attendere il 1978 per riuscire a modificare l’ HFCS42 in una nuova sostanza che aveva il 55% di fruttosio: l’ HFCS55. In questi anni la CocaCola era in conflitto con la Pepsi che era preferita per il suo gusto più dolce e risparmiando circa il 30% rispetto allo zucchero di canna, passò ad utilizzare questo sciroppo di glucosio-fruttosio industriale. In Usa dal gennaio 1980 la CocaCola  utilizza l’ HFCS55 e da allora anche la Pepsi , i produttori di hamburger, dolciumi, succhi di frutta, ketchup, cibi in scatola, piatti surgelati, bibite, medicinali in sciroppo, hanno fatto altrettanto.

 

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ESISTE UN LEGAME CAUSA-EFFETTO?

Ogni giorno gli adolescenti americani ingeriscono l’equivalente di quindici cucchiaini da caffè di HFCS contenuto nelle bibite gassate.

Dall’introduzione di questa miscela nelle bibite, il tasso di obesità nei ragazzi è passato dal 6 al 16%.

Uno studio portato avanti dalla Harvard School of Public Health è arrivato alla conclusione che un’ assunzione quotidiana di una bottiglietta di bibita gassata, si traduce, nel giro di un anno, in un aumento di peso di sette chili!!!

Lo zucchero di canna o saccarosio non ha la stessa struttura molecolare dello sciroppo di glucosio-fruttosio. Quest’ultimo non stimola la secrezione di insulina e non aumenta la produzione di leptina dando la sazietà. Aggirando questi meccanismi naturali dell’appetito, il fruttosio può contribuire al consumo eccessivo di alimenti e ad un aumento di peso. Inoltre misurando il tasso di trigliceridi nel sangue, si è visto che nei consumatori di fruttosio questo aumenta del 30% , rendendo la persona più soggetta a problemi cardiovascolari.

Una volta, se si beveva troppa CocaCola, ci si sentiva male; ora se ne può mandare giù due o tre litri senza vomitare.

Per ora in Europa ci salviamo, infatti le bibite europee nella maggior parte dei casi vengono dolcificate con zucchero di canna o di barbabietola, ma per quanto ancora? Non possiamo considerare il problema relegato oltre oceano, piano piano l’HFSC sta sbarcando anche da noi.

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Una classica lattina di Coca Cola, 330 ml, contiene ben 38 grammi di zucchero. Come mostra il video, sono circa 9 cucchiaini di polvere bianca.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=yKZ2ZqBYlrI

Una bustina di zucchero, di quelle che si usano al bar per zuccherare il caffè, normalmente contiene quattro o cinque grammi di zucchero. Quindi una lattina di Coca Cola contiene nove bustine di zucchero.
C'è da dire che tutte le bibite contengono più o meno la stessa quantità di zucchero della Coca Cola: dalla Fanta alla Sprite. Per quanto riguarda le bibite Light o Zero è ancora peggio: contengono Aspartame sul quale ci sono molte prove a favore della sua implicazione a promuovere la comparsa di  tumori (vedi articolo sugli edulcoranti presente sul blog).

Quindi, prima di acquistare prodotti al supermercato meglio leggere le etichette: se tra gli ingredienti si trovano: Sciroppo di glucosio-fruttosio, Hfcs, High-fructose corn syrup, o peggio Aspartame e Sucralosio, lasciate la confezione sugli scaffali.

Altra concausa nell’epidemia di obesità sono gli acidi grassi idrogenati.

Una piccolissima quota proviene da fonti naturali come latte ( ne contiene circa il 3% )  e carne rossa ( ne contiene circa il 5% ). La maggior parte proviene dall’industria attraverso il riscaldamento dell’olio ad alte temperature oppure attraverso una mutazione molecolare: l’idrogenazione degli oli vegetali. Questi grassi rendono le patate fritte più croccanti, i biscotti più teneri e permettono ai prodotti alimentari di conservarsi più a lungo. Si trovano dappertutto.

Di seguito i video di quanto si conservino le patatine fritte cucinate con questo olio.

Super Size Me Esperimento 1 ° Parte – YouTube

Super Size Me Esperimento 2a parte - YouTube

 

Oltre che far lievitare il peso dei consumatori, sembra che siano responsabili sia dell’incremento di casi di tumore alla prostata, seno e colon. Aumentando nel sangue la percentuale di colesterolo “cattivo” HDL ed impedendo la produzione di quello “buono” LDL, favoriscono anche patologie cardiocircolatorie.
L’olio parzialmente idrogenato  ha una lunga conservazione anche a temperatura ambiente, resiste meglio alle alte temperature e soprattutto ha un prezzo di acquisto molto inferiore rispetto ad uno senza grassi idrogenati.
E’ stato calcolato che se nel 2006 la McDonald’s fosse passata all’utilizzo di oli senza grassi idrogenati avrebbe dovuto sobbarcarsi una spesa aggiuntiva di circa 600 milioni di dollari !!
Lo credete possibile?

In Europa buone notizie, ma non per tutti, esistono tra noi paesi di serie A e di serie B: il British Medical Journal, ha pubblicato uno studio in cui sono state analizzate decine di prodotti venduti in 16 paesi europei e sono stati confrontati i valori medi di acidi grassi trans del 2009 con quelli del 2005.

untitledI ricercatori hanno analizzato piatti di patatine fritte e crocchette di pollo, confezioni di pop-corn, confezioni di biscotti, wafer e dolci da forno in cui nella lista degli ingredienti compariva la dicitura: “Contiene grassi vegetali parzialmente idrogenati”. Quindi hanno definito un menu ad alto contenuto di acidi grassi trans, cioè l’insieme di un piatto abbondante di patatine fritte e crocchette di pollo, 100 grammi di popcorn e 100 di dolci, e sono andati a vedere le differenze nel contenuto di acidi grassi negli stessi piatti nei due anni di riferimento. Hanno così scoperto che se nel 2005 questo tipo di menu forniva, in media, 30 grammi di acidi grassi ogni 100 di cibo consumato in cinque Paesi dell’Europa orientale e 20-30 in otto Paesi occidentali, nel 2009 la situazione era cambiata poco in oriente, con valori compresi tra i 10 e i 20 grammi ogni 100, mentre in nazioni come Gran Bretagna, Germania e Francia la quantità di acidi grassi era crollata a 2 grammi su 100.

Solo alcuni Paesi come Danimarca, Austria, Islanda e Canada hanno agito in via legislativa imponendo ai produttori di limitare l’uso di TFA negli alimenti al 2% dei grassi totali.
Sebbene qualcuno si sia mosso in tal senso, la questione generale è che molti degli alimenti che troviamo al supermercato o al ristorante contengono questi grassi trans, i quali arrivano a occupare fino al 60% del tenore totale di grassi, e possono essere tranquillamente venduti.

Dove le autorità governative non hanno preso in seria considerazione il pericolo dovuto a questi grassi, e questo accade soprattutto nei paesi del terzo mondo, si assiste ad un aumento esponenziale dell’obesità e malattie cardiache. Il India infatti dove si utilizza una materia grassa che contiene il 60% di grassi idrogenati, dopo 12 anni si è riscontrata un’ altissima percentuale di crisi cardiache nella popolazione con meno di 50 anni.

Occorre limitare il consumo di tutti i grassi, preferendo tra tutti l'olio extra vergine di oliva. Chi proprio non può fare a meno della margarina deve evitare quelle più ricche di trans che sono quelle dure a panetto, preferendo le margarine morbide ottenute senza idrogenazione. Il problema, tuttavia, non è solo nell'uso domestico di margarina, ma anche nel consumo di alimenti industriali che contengono grassi idrogenati che si possono trovare soprattutto in alimenti frequentemente preferiti dai bambini e ragazzi, in particolare nei prodotti per la prima colazione e per lo spuntino o la merenda.

Quindi, prima di acquistare prodotti da forno al supermercato meglio leggere le etichette: se tra gli ingredienti si trovano: Grassi idrogenati o parzialmente idrogenati, Oli vegetali parzialmente idrogenati, Oli vegetali idrogenati, Grassi vegetali idrogenati, lasciate la confezione sugli scaffali.

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Il 22 novembre 2011 è stato pubblicato il nuovo regolamento europeo sulle diciture delle etichette alimentari. Si tratta di una rivoluzione per l’intero settore perché permetterà ai consumatori di scoprire con più facilità i segreti dei prodotti esposti sugli scaffali dei supermercati. In attesa che questo regolamento venga applicato, spetta a noi aprire gli occhi e guardare con attenzione le etichette dei prodotti che acquistiamo al supermercato scartando quelli con sostanze pericolose e privilegiando quelli più “sani”.

Cattura Per visionare meglio la foto: Occhio all'etichetta! Come leggere le etichette dei prodotti alimentari

Per ora gli ingredienti sono indicati per ordine decrescente di quantità

L'ordine con cui gli ingredienti appaiono in etichetta non è casuale. I vari componenti devono comparire per ordine decrescente di quantità. Significa che il primo ingrediente dell'elenco è più abbondante del secondo, che a sua volta è più abbondante del terzo e così via.

Non lasciatevi abbagliare dalla confezione

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Se andiamo a vedere gli ingredienti

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In altre merendine purtroppo lo sciroppo di glucosio fruttosio compare perché contenuto nella frutta candita aggiunta…peccato

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Mangiare poco ma mangiare sano scegliendo, se possibile,  nonostante il periodo di crisi finanziaria, prodotti provenienti da agricoltura biologica.

Una serie di studi finanziati dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e condotti dal CNR e dal CRA insieme ad alcune importanti università italiane i cui risultati sono stati presentati a fine 2012 a Roma, dimostrano che mangiare biologico fa bene alla salute. Fino a qualche tempo fa si riteneva, secondo alcune rassegne scientifiche apparse negli Stati Uniti e in Inghilterra, che non esistessero lavori di ricerca sufficienti e sistematici per poter affermare che il cibo biologico fosse migliore.

Ad esempio, a sostegno della validità di una scelta biologica, lo studio Biopomnutri ha dimostrato che i pomodori biologici freschi e suoi derivati, rispetto a quelli convenzionali, sono più ricchi di antiossidanti e polifenoli, alcune molecole organiche utili nella prevenzione del cancro e delle malattie cardiovascolari. Secondo il Psnb-Cer i prodotti da agricoltura biologica, come i cereali, non contengono più micotossine di quelli convenzionali, ma al contrario sarebbero meno esposti a contaminazioni micotiche, e non contengono fungicidi. Il prodotto biologico risulterebbe più sicuro dal punto di vista igienico-sanitario e questo comporterebbe una consistente riduzione di additivi nel prodotto biologico trasformato con effetti positivi sul benessere del consumatore. Biologico significa  niente OGM, niente fertilizzanti, diserbanti chimici, insetticidi ed anticrittogamici. Biologico equivale anche all'adozione della coltura a rotazione e quindi alla salvaguardia dell’ambiente circostante e nella fase di trasformazione dei prodotti, no ai coloranti, conservanti e inutili additivi.

Infine ricordatevi sempre :

EVITATE DI ACQUISTARE QUALSIASI BEVANDA ZUCCHERATA

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Considerate che quello trattato sino ad ora è la punta di un iceberg nel campo dei pericoli rappresentati dal cibo industriale per la salute umana.

Per approfondire con altri temi andate su : veleni quotidiani, presente sul blog.

 

 

 

 

 

Dati tratti da : Cibi Killer e Toxic di William Reymond., Il fatto quotidiano, Quaderni del Ministero della salute n.10, luglio – agosto 2011, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.