mercoledì 28 novembre 2012

I Perturbatori Endocrini : Il Bisfenolo A ( Bpa )


Dopo alcuni anni, la natura oltraggiata si vendica nel modo più inaspettato e sconcertante.
(Aldous Hixley)


libro

Proseguiamo l’argomento “I veleni quotidiani” addentrandoci nel rischio rappresentato dal Bisfenolo A od abbreviato Bpa.
Alcuni dati sono stati estrapolati anche in questo caso dal libro illustrato a fianco. Vi consiglio di leggere anche il post sull’Aspartame presente nel mio blog.





Nel Settembre del 2010 una biologa dell’Università di Boston durante una riunione del Parlamento Francese disse questa frase:
“ Dobbiamo cambiare le modalità di regolamentazione dei prodotti chimici e proteggere gli esseri umani. Un numero sufficiente di studi dimostra che i perturbatori endocrini provocano disfunzioni del sistema riproduttivo, tumori e disturbi del comportamento. “
Ma cosa sono questi Perturbatori Endocrini ? Il nome in un primo momento lascia perplessi anche perché difficilmente gli  organi di informazione ne parlano. Proverò a spiegarvelo con degli esempi.
Prima di tutto dobbiamo avere ben chiaro che:
LA PLASTICA NON E’ UN MATERIALE INERTE
Era il lontano 1987 quando due ricercatori, cercando di trovare una sostanza in grado di bloccare la replicazione di cellule tumorali umane in caso di cancro al seno, fecero una scoperta. Si era visto che le colture di queste cellule tumorali si moltiplicavano solo in presenza di ormoni estrogeni. Avevano quindi isolato delle colture stabili lasciandole in sieri privati di tali ormoni. Dopo poco tempo notarono che inaspettatamente le cellule conservate in provette di plastica avevano ripreseso a riprodursi. La casa produttrice aveva cambiato la composizione della plastica e questa liberava del  “noniferolo”.  Questa ed altre molecole sono i cosiddetti  Perturbatori endocrini: sostanze chimiche che interferiscono con le funzioni del sistema endocrino il quale ha il compito di  coordinare l’attività degli ormoni prodotti da ghiandole come la tiroide, l’ipofisi, ghiandole surrenali, ovaie e testicoli. Questi ormoni sono come un complesso meccanismo di un orologio e regolano processi vitali come lo sviluppo embrionale, la glicemia, la pressione arteriosa, il funzionamento del cervello e del sistema nervoso e la capacità di riprodursi. Queste sostanze chimiche sono simili agli ormoni naturali e possono entrare come una chiave “falsa” nella serratura dei recettori “aprendo” ( attivando ) o “chiudendo” ( inibendo ) una porta. Le conseguenze possono essere fatali soprattutto se l’esposizione a queste sostanze avviene durante lo sviluppo intrauterino, come ad esempio durante la fase della differenziazione sessuale ( 43° giorno di gestazione ) oppure durante la formazione della placca neuronale che darà vita al cervello ( tra 18° e 20° giorno )  od al cuore ( 46° e 47° giorno ).
L’industria ha cercato di attutire i toni adducendo che gli ormoni sintetici sono molto simili a quelli vegetali. Molti scienziati fin dal 1996 controbattono  affermando che: l’organismo è in grado di metabolizzare ed espellere estrogeni di origine vegetale, mentre molti ormoni sintetici artificiali resistono e si accumulano nell’organismo a dosaggi bassi ma costanti.
Il Bisfenolo A nasce dalle ricerche effettuate nel 1936 sulla sintesi di ormoni sintetici. E’ stato poi abbandonato per la scoperta nel 1938 del Distilbene dotato di maggiore effetto estrogenico.
Il Distilbene è stato poi utilizzato come farmaco somministrato a milioni di donne in gravidanza fino al 1975. Purtroppo triste è la storia legata a questo ormone: nelle figlie delle donne che lo avevano assunto in gravidanza si sono riscontrati tumori vaginali,  uterini  e numerose patologie del sistema riproduttivo; nei maschi criptoorchidismo (mancata discesa dei testicoli) ipospadia, tumore testicolare o prostatico e bassa concentrazione di spermatozoi. Questo ormone sintetico era ingrado, infatt,i passare la barriera placentare.
Il Bisfenolo A
Mentre il Distilbene tramontava si riprendeva in mano il vecchio ormone sintetico Bisfenolo A , ma non per produrre farmaci, tutt’altro.
Con una produzione annua di circa 3 milioni di tonnellate è utilizzato nella produzione di materie plastiche in policarbonato e come additivo in altri prodotti di consumo ampiamente usati. La dose massima giornaliera ammissibile è stata quantificata in 0,05 mg/Kg di peso corporeo ( abbiamo visto nel caso dell’aspartame quanto queste dosi possano essere poco affidabili !). Le persone possono ingerire questo ormone attraverso il cibo in quanto, come riconosciuto dagli stessi produttori, esso può migrare dalla plastica o dalla resina nell’alimento con il quale è in contatto; questa migrazione aumenta  se il contenitore è riscaldato (biberon)
Per fortuna in Italia a fronte delle incertezze sulla pericolosità per i lattanti e bambini dell'esposizione al Bisfenolo A (Bpa), il Ministero della Salute  ha invocato il principio di precauzione per vietare dal 1 marzo 2011 la fabbricazione e dal 1 giugno 2011 l'immissione sul mercato di biberon contenenti Bisfenolo A.




Per questo motivo se avete vecchi biberon dei precedenti figli non riutilizzateli !!!!

Sono stati fatti molti studi sul Bisfenolo A e tutti portano ad una sua pericolosità anche a dosi ben al di sotto della soglia massima giornaliera, un po' come il caso del precedente perturbatore endocrino. Un esempio sono gli studi effettuati dalla dottoressa A. Soto che hanno evidenziato, in ratti e topi esposti in utero a dosi duecento volte inferiori  la dose massima, un aumento della frequenza di tumori al seno  ed alla prostata, problemi di fertilità, alterazione dei cicli ovarico e problemi caratteriali ( topi  di sesso femminile con comportamenti maschili ) ed una tendenza molto marcata ad obesità e diabete, malattie molto simili a quelle che notiamo in aumento nella nostra specie. Il Bpa, come tutti i perturbatori endocrini, ha il potere di rendere anormale il processo di differenziazione delle cellule fetali rendendolo definitivo.
RecyclePC

Se vedete questo simbolo sul fondo di un contenitore di plastica tenete presente che il prodotto è stato realizzato con materie plastiche in policarbonato  e può contenere Bpa. Le materie plastiche in policarbonato sono in genere trasparenti e dure e contrassegnate con il simbolo di riciclaggio ed un 7 al centro e può avere le lettere PC vicino.
Tutte le plastiche sono riconoscibili in base al simbolo di riciclaggio
ZAX76
Tra tutte queste materie plastiche quelle che sembrano più sicure sono le categorie
  • 2  (HDPE)
  • 4  (LDPE)
  • 5  (PP)
untitledLe materie plastiche in policarbonato hanno purtroppo molte applicazioni compreso gli imballaggi di alimenti, stoviglie, giocattoli, compact disk, detergenti, cosmetici, pesticidi,  dispositivi medici. Il policarbonato può anche essere mescolato con altri materiali per creare pezzi stampati per custodie cellulari, articoli per la casa ed automobili.
Le resine epossidiche sono inoltre utilizzate come rivestimento delle lattine di bevande e contenitori metallici di alimenti ( tonno, fagioli ecc ) in tappi di bottiglia, lattine per acqua  ed in una altra miriade di prodotti che quotidianamente usiamo.


La Francia mette al bando il Bisfenolo A
Il senato francese ha approvato una norma che prevede il divieto di impiego del Bisfenolo A in tutti gli imballaggi per cibi e bevande a partire dal 2015 e già dal 2013 in tutti i prodotti destinati ai bambini

In Italia il problema è conosciuto
decalogo_previeni
Presentato a Roma il 23 ottobre 2012  un decalogo per i cittadini sugli Interferenti Endocrini". Ha come obiettivo quello di informare il cittadino in merito ai rischi derivanti dall’esposizione a taluni contaminanti chimici largamente presenti in oggetti di uso quotidiano. La conoscenza delle fonti di esposizione a tali sostanze e delle possibili alternative esistenti mette il cittadino in grado di adottare scelte e comportamenti consapevoli con conseguente riduzione del rischio.


http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/allegati/interferenti_endocrini/decalogo_interf_endocr_191012.pdf  



imagesCA6YMO96Napoli, 8 nov. 2012 . Lo studio condotto da un team di ricercatori della Seconda Università degli Studi di Napoli su 98 bambini obesi, ha infatti riscontrato una correlazione tra Bisfenolo A e resistenza insulinica, solitamente associata all’obesità. Con questo studio, unico nel suo genere in Italia, – spiega il Prof. Miraglia - abbiamo misurato i livelli di BPA nelle urine di circa 100 bambini obesi campani. Il dato nuovo e originale dello studio è il riscontro di una correlazione positiva tra i livelli di BPA urinario e il grado di insulino resistenza in tali bambini. In altre parole, più alti erano i livelli di BPA e maggiore era l'insulino-resistenza. Poiché l’insulino-resistenza è correlata con le complicanze dell’obesità, è possibile ipotizzare che il BPA giochi un ruolo rilevante nella modulazione di complicanze come l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia e la sindrome metabolica anche nell’obesità pediatrica.





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Come fare per ridurre l’esposizione al Bpa ?
  1. Non scaldare  il cibo all’interno dei contenitori in plastica o pellicola trasparente. Utilizzare vetro o metallo.
  2. Evitare di usare utensili e contenitori in plastica e ridurre al minimo od eliminare del tutto il contatto diretto con gli alimenti.
  3. Non dare in mano ai piccoli oggetti o giocattoli in pvc che possono mettere in bocca e masticare.
  4. Al posto del policarbonato o materiali in pvc, considerate l’utilizzo di soluzioni alternative come la plastica dei gruppi 2/4/5.
  5. Acquistare prodotti Bpa free anche se comportano un prezzo più elevato.
  6. Per i piccoli se non siete sicuri sugli utensili in plastica utilizzati, tornate ad usare acciaio, vetro e porcellana.






    Una risposta rassicurante dalla Domopak :

Gent.mo Dott. Grilli,
con riferimento alla sua gentile richiesta le comunichiamo che nella produzione della Pellicola Domopak non viene utilizzato il Bpa.
Ringraziandola per aver contattato il Servizio Consumatori Domopak le porgiamo cordiali saluti.
Servizio Consumatori Domopak ( 4 dicembre 2012 )

Possiamo utilizzare con tranquillità la loro pellicola trasparente per avvolgere i cibi.


Segue su : Bisfenolo A discussione al parlamento europeo



domenica 25 novembre 2012

Edulcoranti : Aspartame & co.

Dopo alcuni anni, la natura oltraggiata si vendica nel modo più inaspettato e sconcertante.
(Aldous Hixley)
E’ da qualche tempo che mi sto interessando alla miriade di prodotti chimici che vengono regolarmente utilizzati negli alimenti od immessi nell’ambiente.
Questi alla fine arrivano inesorabilmente nella nostra tavola e quindi entrano nel nostro organismo.
  
libro
L’ultimo libro letto è quello illustrato in figura, scritto da una validissima giornalista, Marie M. Robin, suffragato da numerose testimonianze, dati e rapporti ufficiali. Non è il solito libro “catastrofico” ma una seria inchiesta su alcuni dei veleni che ci circondano e che ci continuano a dipingere come innocui.
Ne consiglio caldamente la lettura avvisandovi però che non è un romanzo che scorre, ma necessita di una lettura impegnata ed alcune volte anche della rilettura di alcuni paragrafi, per assimilare le tante notizie portate alla nostra conoscenza dall’abile penna dell’autrice.


Alcuni capitoli mi hanno particolarmente colpito soprattutto perché mettono in luce dei pericoli potenziali di cui a volte non conosciamo neanche l’esistenza. Con questo post vi voglio mettere sull’avviso riguardo ad alcuni temi, in modo che possiate meglio difendere voi stessi ed i vostri figli dalle possibili insidie. Nel libro troverete gli approfondimenti.
Il primo tema è focalizzato sugli edulcoranti, cioè sui prodotti chimici utilizzati al posto del comune zucchero da cucina e tra questi spicca:

ASPARTAME

L’Aspartame è un dolcificante artificiale scoperto nel 1965 mentre si effettuavano ricerche per un farmaco antiulcera nei laboratori della casa americana Searle.


aspartame
Composto da tre molecole
  • A) Fenilalanina (50%)
    B) Acido Aspartico (40%)
    C) Metanolo (10%)

  • Identificato con la sigla E 951 oppure semplicemente con la dicitura : “l’alimento contiene una fonte di fenilalanina “.





E’ presente in migliaia di prodotti alimentari come sostituto dello zucchero. Lo troviamo in alcuni : cereali per colazione , caramelle, gomme da masticare, bevande analcoliche light, yogurt magri, the , caffè, vitamine  ed altri prodotti alimentari denominati “senza zucchero”, ma anche purtroppo in alcune medicine.

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Argomentazioni ingannevoli, che si basano sul fatto che due costituenti dell’aspartame sono presenti in natura, vogliono far passare questo composto come “ naturale “. In realtà questo non è vero. Quando lo ingeriamo, questo edulcorante viene scisso nei suoi tre componenti: Fenilalania, Acido Aspartico e Metanolo non producendo gli stessi effetti di un cibo che naturalmente li contiene. In questo ultimo caso gli amminoacidi sono legati a proteine e questo ne provoca un metabolismo diverso.
In soluzione ( bibite light ) oppure a temperature superiori ai 30°, la fenilalanina e l’acido aspartico tendono a deteriorarsi in dichetopiperazine o Dkp, sottoprodotto tossico che alcuni ricercatori sospettano di cancerosità. Per quanto riguarda il metanolo, anche esso è una sostanza che si trova naturalmente nella frutta e verdura, ma è sempre associato all’alcool etilico che ne contrasta la tossicità. Quando è assunto attraverso l’aspartame, non è neutralizzato e nel fegato è trasformato in formaldeide, una sostanza classificata nel 2006 come cancerogena per l’uomo.
La Fenilalanina arriva direttamente al cervello potendo provocare alterazioni dell’umore od attacchi di panico. Come nel caso dell’etanolo anche la Fenilalanina è presente ad esempio nel latte, ma bevendolo non arriva al cervello perché “trattenuta “.


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Vi chiederete come mai una sostanza così potenzialmente pericolosa sia stata autorizzata dalla FDA americana e poi in Europa ed in tutto il mondo ?
La risposta viene naturale dopo aver letto attentamente i documenti e le testimonianze. L’ Azienda produttrice ha fornito agli organi di controllo test che avvaloravano l’innocuità  della sostanza da essa stessa prodotta. La FDA  ha accettato per buoni questi dati nonostante fossero stati definiti inattendibili ( addirittura sono stati tolti dei tumori alle cavie e queste ultime sono state poi rimesse nello studio come nulla fosse successo ) e ne esistessero altri che denunciavano la estrema pericolosità del dolcificante. Una volta ottenuto il nulla osta americano, l’aspartame ha avuto via libera in Europa e nel resto del mondo. Gli enti governativi hanno preso per buoni i dati americani forniti dalla stessa casa produttrice !!!.
Lungo sarebbe elencare i vari passaggi e le battaglie portate avanti da onesti scienziati , tossicologi che con dati alla mano hanno cercato di fermare l’immissione in commercio della sostanza, ma alla fine il 15 luglio 1981 in USA l’aspartame ha avuto via libera con una dose massima giornaliera di 50 mg/Kg in Europa di 40 mg. ( Anche in questo caso a decidere il quantitativo sono stati presi in esame dati forniti dalla stessa azienda produttrice ).


imagesCABSPNLWDa allora sono stati registrati numerosi effetti collaterali:
Mal di testa, Vertigini, Vomito, Nausea, Crampi addominali, Visione offuscata, Diarrea, Convulsioni, Perdita Coscienza e memoria, Eruzioni cutanee, Insonnia, Disturbi mestruali, Paralisi arti, Edema, Stanchezza cronica, Difficoltà respiratoria ed infine TUMORI .




Domenica 29 aprile 2012,  Report ha mandato in onda un servizio sull'Aspartame.
 Per superare  i livelli massimi di assunzione quotidiana previsti dall'Autorità per la sicurezza alimentare europea (Efsa 40 mg/Kg), un bambino di 30 kg  dovrebbe ingerire: 4 lattine di bibite light a zero calorie, 2 yogurt, 2 merendine e 10 caramelle dolcificate con l'edulcorante!
(mica tanto impossibile…….)
Se però consideriamo lo studio effettuato dall'Istituto Ramazzini  gli effetti dannosi si verificano anche con dosi di soli 20 mk/Kg!!!!

Basterebbero

2 lattine di bevande light
1 yogurt
1 merendina
5 caramelle

Per un adulto di 60  kg la quantità raddoppia.

imagesCAVCI02N

Nel servizio, Report insinua il dubbio che il valore massimo sia stato approvato dagli esperti internazionali dei vari Paesi  sulla base di documenti scientifici proposti dal produttore americano (Searle) all'inizio degli anni 80'. L'accusa è di non avere utilizzato ricerche indipendenti ma pilotate, e quindi poco trasparenti. L'altra accusa rivolta all' Efsa è che tra i componenti della commissione esaminatrice ci fossero persone legate alle industrie: questo lascia  intuire  un evidente problema di  conflitto di interesse.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=fjdsbwzx-44

Un istituto di eccellenza nel mondo, l’istituto Ramazzini di Bologna, ha studiato gli effetti dell’aspartame sulle cavie seguite fino a morte naturale. Infatti l’80% dei tumori negli esseri umani si manifesta oltre i 60-65 anni e sacrificare le cavie prima vorrebbe dire non trovare tumori ( cosa che può accadere  nelle sperimentazioni standard ) . Nello studio del 2006 a 1800 ratti è stata data la dose giornaliera di aspartame tra i 20 e 100 mg/kg dall’età di 8 settimane: si è assistito ad un aumento di linfomi, leucemie, tumori renali nelle femmine e tumori dei nervi cranici nei maschi. ANCHE CON DOSI DI 20 MG/KG : MOLTO INFERIORI ALLA DOSE GIORNALIERA AMMISSIBIILE.



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Il successivo studio del 2007 è ancora più inquietante: 400 ratti in gestazione hanno introdotto con la dieta da 20 a 40 mg/kg die di aspartame. Quando l’esposizione inizia durante la vita fetale, il rischi di contrarre tumori aumenta notevolmente nei figli.
Donne incinte e bambini sono i maggiori consumatori di aspartame !!!
Lo stesso rischio  si prospetta per un altro edulcorante : il  SUCRALOSIO. Questo studio è in corso presso lo stesso Istituto.


TUTTI QUESTI STUDI SONO STATI RESPINTI SIA DALLA FDA CHE DALLA EFSA

Nel libro citato, a pagina 330 in quattro righe lo specchio della realtà.
Il Dott Sofritti ( Direttore dell’Istituto Ramazzini ) in un colloquio con un alto dirigente della Efsa:

“ Dott. Sofritti, se decidessimo che i risultati dei vostri studi sono validi, dovremmo vietare l’aspartame domani mattina. Si rende conto che ciò non è possibile ? “



Cosa possiamo fare ?
Controlliamo le etichette degli alimenti e bevande e  scartiamo quelli che contengono le scritte :

- ASPARTAME - E951 - ACESULFAME K - E950 - FONTE DI FENILALANINA - SUCRALOSIO - E955


L’aspartame ha goduto di più di 20 anni di successi commerciali. Dipende da noi porre fine alla sua devastante presenza non comprando prodotti che lo contengono.

Per la cronaca:  Era  prevista una rivalutazione da parte della Efsa  della autorizzazione per l’aspartame nel settembre 2012. E’ stata spostata a maggio 2013. Speriamo che  scienza e coscienza  prevalga sul profitto.


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NOVITA' DAL MONDO SCIENTIFICO




LE BIBITE AUMENTEREBERO IL RISCHIO DI DEPRESSIONE



Bere troppe bibite, specie se nella versione light o diet, aumenta il rischio di depressione dal 30 al 38%. Viceversa il consumo di caffe', specie se amaro, sembrerebbe diminuire, anche se di poco, tale rischio, di circa il 10%. Lo rivela un maxistudio durato oltre 10 anni condotto dal National Institutes of Health in Research Triangle Park in Nord Carolina e coordinato da Honglei Chen. Nello studio, i cui risultati saranno resi noti il prossimo Marzo 2013 in occasione del prossimo meeting Annuale della "American Academy of Neurology" che si terrà a San Diego, sono state coinvolte 263.925 persone di eta' 50-71 anni.
Ciò, a parere dei ricercatori, potrebbe essere dovuto al contenuto delle stesse di dolcificanti artificiali come l'aspartame. Essi non hanno ancora le prove che tra depressione e bibite gassate vi possa essere un collegamento diretto, in quanto i meccanismi biologici in proposito dovranno ancora essere indagati, ma l'esperto Honglei Chen ha ricordato come l'aspartame sia già stato posto in relazione con possibili rischi per la salute. Vi sono studi precedenti che hanno evidenziato come il consumo di bibite gassate possa essere legato ad attacchi di cuore, diabete, aumento di peso, fragilità ossea e tumore al pancreas.










martedì 13 novembre 2012

Le otiti medie

lacrime-finale
 
Dopo il raffreddore, l’infezione dell’orecchio è la malattia infettiva più frequente nel bambino (la gran parte dei bambini ha almeno un’infezione dell’orecchio nei primi tre anni di vita).
Molto spesso guariscono senza nessun problema; se le infezioni ritornano frequentemente possono portare a una riduzione dell’udito
   


Perché si verificano?


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 L’orecchio è composto da tre parti: esterna, media e interna. Un piccolo tubo, chiamato tuba di Eustachio, mette in comunicazione l’orecchio medio con il faringe ed il naso: quando un bambino ha un raffreddore, un’infezione alla gola o un’allergia, la tuba di Eustachio si può bloccare causando un ristagno di liquido nell’orecchio medio.
Se questo liquido viene infettato da virus o batteri, si può avere un rigonfiamento della membrana del timpano e dolore all’orecchio: questo tipo di infezione dell’orecchio si chiama otite media acuta.


 
Diapositiva2

 Spesso quando i sintomi spariscono il liquido rimane nell’orecchio e si può arrivare a quella che si chiama otite media con effusione. Questa condizione è più difficile da diagnosticare rispetto all’otite acuta media perché, eccetto che per il ristagno di liquido e per una lieve riduzione dell’udito, non provoca altri sintomi di rilievo. Questo liquido spesso viene riassorbito entro tre mesi; in molti casi scompare spontaneamente e l’udito del bambino ritorna alla normalità. Vi sono numerosi fattori che aumentano il rischio di otite.  

Quando si verificano?


I lattanti ed i bambini piccoli sono più a rischio: le dimensioni e la forma delle loro tube di Eustachio favoriscono il ristagno di liquido. Minore è l’età del bambino alla prima otite, più possibilità avrà di averne altre. Sebbene non si conosca il motivo, i maschi hanno più otiti delle femmine. Le otiti possono essere più frequenti in bambini che hanno un genitore o un fratello che hanno sofferto o hanno otiti ripetute. I raffreddori spesso portano ad otiti: i bambini inseriti in asilo hanno maggiori possibilità di contrarre il raffreddore perché sono esposti a un numero maggiore di batteri e virus. Le allergie che causano il naso chiuso possono anche predisporre ad otiti. Fumo: i bambini che respirano passivamente il fumo di sigaretta hanno un alto rischio di sviluppare problemi di salute, otiti comprese. Allattamento artificiale: i bambini allattati con il biberon hanno più otiti di quelli allattati al seno. Se si allatta col biberon potrebbe essere utile fare succhiare il bambino in posizione semi eretta, per cercare di non bloccare le tube di Eustachio.


 Come si manifestano?


Bimbo%20che%20piange Dolore: è il sintomo più comune, espresso dai più piccoli con irritabilità e pianto. Questi sintomi possono essere più apprezzabili durante l’allattamento: succhiando e ingoiando, la pressione a livello dell’orecchio medio cambia e il bambino sente di più il dolore e tende a mangiare di meno. Inoltre ha più difficoltà a dormire, perché, stando sdraiato, il dolore aumenta. Febbre: non sempre è presente. Fuoriuscita di liquido dall’orecchio: dall’orecchio può fuoriuscire un liquido bianco o giallo, a volte tinto di sangue; può avere un odore cattivo; è facilmente distinguibile dal normale cerume (che è di colore giallo-arancio o rosso-bruno). Il dolore spesso diminuisce dopo questa fuoriuscita di liquido (questo non vuol dire che l’infezione è sparita).  Diminuzione dell’udito: durante e dopo un episodio di otite, il bambino può avere disturbi dell’udito per molte settimane. Questo succede perché il liquido che ristagna dietro la membrana del timpano si frappone alla trasmissione del suono. In genere è un problema transitorio e si risolve quando il liquido va via. Si può sospettare quando il bambino: - dice più spesso del solito "come?", "cosa?" - non risponde ai suoni - ha più problemi a farsi capire in ambienti rumorosi - vuole più alto del solito il volume della TV

 
Cosa fare?

 
 Se il bambino ha febbre e dolore all’orecchio, consultare il pediatra soprattutto se si verifica nei primi mesi di vita: in genere i sintomi scompaiono entro qualche giorno dall’inizio della terapia. Se accade di notte o  in giorni festivi in cui il vostro Pediatra non è reperibile ( anche lui è un essere umano con famiglia ) somministrare comunque un antidolorifico come paracetamolo od ibuprofene rispettando la posologia.
 I bambini con otite non devono stare a casa se si sentono sufficientemente bene e se qualcuno può somministrare correttamente le medicine. Tenere il bambino il più possibile in posizione eretta e farlo dormire con un cuscino in più possono aiutare ad abbassare la pressione a livello dell’orecchio medio ed a far ridurre il dolore. Infatti in caso di bambini molto piccoli che non possono far  capire dove hanno dolore , un segno di possibile otite consiste nel fatto che messi in posizione orizzontale piangono e presi in braccio si calmano.

 
Cosa succede se del liquido rimane nell’orecchio medio?

 
 Se del fluido rimane per più di 3-4 mesi, può facilitare ripetute infezioni e può interferire con l’udito: in questi casi è utile eseguire un test uditivo. - i bambini che hanno numerose infezioni possono arrivare ad avere una perdita dell’udito - se il bambino ha meno di 3 anni e l’abbassamento dell’udito dura da più di 6 mesi, si possono avere danni allo sviluppo del linguaggio.

 
Possiamo intervenire ?

 
Rimuovere gli eventuali biofilm batterici rinofaringei che sono tra le cause locali della ricorrenza infettiva. Studi di recente pubblicazione, hanno dimostrato che i biofilm occupano, principalmente il Rino Faringe  (95%) di pazienti affetti da infezioni ricorrenti respiratorie (Fig.sotto)

 
Diapositiva15
 
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In caso di otiti ricorrenti, la terapia medica di prima scelta è la terapia aerosolica con doccia nasale (Fig. sopra) con cortisonici topici, mucolitici ed eventualmente antibiotico locale con dosi personalizzate in base all’età del bambino. Questa doccia nasale ha il compito di bonificare il rinofaringe  disgregando il biofilm che protegge come uno scudo i batteri responsabili e nella mia pratica quotidiana ha avuto notevoli riscontri positivi nei bambini con questa patologia ricorrente.
L’uso di antibiotici e cortisonici “per bocca”, molto spesso utilizzati, possono non creare giovamento e selezionare microbi resistenti.

 
Diapositiva17

 
Da: S. Conti Nibali Le otiti: cosa si deve sapere Quaderni acp 2001; 8(3 ) + Master scuola di Pediatria 2012 Dott. Attilio Varricchio (otorinolaringoiatra)









venerdì 9 novembre 2012

La Febbre

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Innanzi tutto è bene chiarire che non tutti gli aumenti di temperatura corporea sono da considerare come febbre. Vi sono per esempio, non pochi lattanti che hanno una temperatura corporea un po’ più alta del normale e cioè sui 37 – 37,5 gradi. A volte un aumento della temperatura può verificarsi per caldo eccessivo (il bambino è troppo coperto) oppure può essere anche dovuta a disidratazione, soprattutto durante le stagioni calde od in ambienti surriscaldati e non abbastanza umidificati.

 

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La temperatura si può misurare utilizzando strumenti elettronici sia digitali che a raggi infrarossi. I primi hanno il vantaggio di essere quasi infrangibili, dotati di un display in cui avviene la lettura della temperatura dopo un avviso di un segnale acustico quando è stata raggiunta quella massima. Il termometro digitale ha una sonda di solito flessibile che si può utilizzare per via ascellare , orale e rettale. I termometri a raggi infrarossi sono diuntitled tipo auricolare-come nella foto-  o frontale. Questi strumenti purtroppo a volte possono dare false misurazioni (pile scariche od erronea metodologia di uso). Ad esempio se il bambino ha il canale auricolare infiammato, e quindi caldo, potrebbe registrare l’aumento di temperatura locale che si può scambiare come febbre. Altra evenienza è il caso di cerume quando non leggendo la temperatura timpanica non segnala la febbre. Stesso discorso con i termometri frontali : se il bambino è sudato le misurazioni sono falsate.

 

 

COSA UTILIZZARE ?

 

 

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Il vecchio termometro a mercurio inventato da Galileo è stato ritirato dal commercio per tutelare l’ambiente. Adesso  si utilizza il Termometro contenente al suo interno una lega di gallio, indio e stagno completamente atossica e non nociva che, a differenza del tradizionale termometro a mercurio, può essere normalmente smaltita con i rifiuti domestici.

 

Si usa come il vecchio termometro, necessita di qualche minuto in più e bisogna ricordarsi una volta misurata la temperatura di abbassare subito il livello perchè una volta raffreddato potrebbe essere difficoltoso riportarlo sotto i 37°.

COME MISURARLA ?

La temperaturatemperatura-rettale rettale fornisce risultati più accurati e precisi perchè rispecchia la temperatura centrale. Per rendere meno traumatica la misurazione, si può lubrificare la punta del termometro con la crema che si usa prima di mettere il pannolino.

La misurazione della temperatura rettale va eseguita con il bambino sdraiato su un fianco e con le cosce flesse ad angolo retto (figura centrale).

La temperatura deve essere misurata inserendo nel sederino la punta del termometro e lasciato qualche minuto; la temperatura così misurata non è però quella reale: bisogna sottrarre mezzo grado, cioè se segna 38, il bambino ha 37,5 gradi.

Attenzione : tale procedura può dare valori non attendibili se vi sono disturbi intestinali causanti diarrea od infiammazioni della zona anale, in questo caso la temperatura elevata potrebbe essere solo nella zona interessata.

Ricordate sempre che la febbre è la risposta dell’organismo ad un’aggressione da parte di virus o batteri e rappresenta perciò un mezzo di difesa dalle infezioni e non sempre dobbiamo cercare di eliminarla!

Per prima cosa, solo se la temperatura supera i 38,5 gradi, si dovrà alleggerire il piccolo da indumenti e coperte troppo caldi, addirittura se arriva sui 39° lo si può lasciare con il solo pannolino e canottiera. In genere accade proprio il contrario, in quanto le mamme hanno l’abitudine di coprire maggiormente il bambino che ha febbre, con il risultato di far aumentare la temperatura.

In secondo luogo dare liquidi in abbondanza e ripetutamente. Si può somministrare del Paracetamolo od Ibuprofene (che è bene avere sempre entrambi in casa) con un rigoroso rispetto delle dosi indicate. E’ altamente sconsigliato somministrare alternativamente i due farmaci.

Se la febbre è molto elevata, (39-39,5), e gli antipiretici non abbassano la temperatura, può essere utile raffreddarlo con un bagnetto o doccia a temperatura di 37-38 gradi; di solito la febbre diminuisce di ½ - 1 grado. Altra possibilità è la borsa del ghiaccio in testa in alternativa od in associazione al bagnetto.

Se la febbre persiste elevata da più di 72 ore è necessaria una visita medica per stabilire l’origine dell’infezione e per iniziare una cura adeguata. Contattare comunque il vostro medico per avvisarlo ed avere consigli, ma portare il piccolo subito dal pediatra può essere un viaggio a vuoto se non passa un giusto lasso di tempo per far si che la malattia si manifesti in pieno come allarmarsi e recarsi subito al più vicino pronto soccorso facendo inutili ore di attesa.

QUINDI NON CORRETE AL PRONTO SOCCORSO ALLA PRIMA FEBBRE !!!!

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lunedì 5 novembre 2012

Avvelenamenti

imagesCAZLZ1DGOgni anno sono migliaia i casi di ingestione accidentale di sostanze tossiche per uso domestico, circa l’80% avvengono in bambini sotto i 5 anni e l’incidenza massima si ha nel periodo dai 2 anni circa ai 3 anni. Le sostanze sono le più disparate:  farmaci, candeggina, sapone, lucido da scarpe, insetticidi, cosmetici e così via. Vittime di questi incidenti sono soprattutto i bimbi ed il problema degli avvelenamenti domestici è sicuramente il più importante quando si parla di sicurezza dei bambini. Non si parla tanto del bambino sotto l’anno di  di vita, che in genere è sempre sottoposto ad una stretta sorveglianza ed in questo caso l’avvelenamento è di solito dovuto ad errata somministrazione di farmaci, ma piuttosto del bimbo che inizia a gattonare spedito ed a camminare in modo autonomo girando per la casa portandosi alla bocca tutto ciò che trova sul suo cammino. In questa fase del suo sviluppo psicomotorio ( Fase Orale ) è la bocca lo strumento più importante con cui il bambino esplora il mondo.

Circa il 90% degli avvelenamenti si verifica in casa

L`elenco delle sostanze potenzialmente pericolose che si trovano in una casa è lunghissimo, ed è impossibile in questo articolo fornire informazioni dettagliate sul reale grado di tossicità di ognuna di esse, diamo delle informazioni su quelle più comuni.

MEDICINE INNOCUE

  • Pillola anticoncezionale
  • Vitamine eccetto la Vit. A e Vit. D
  • Enzimi digestivi , Antiacidi ed adsorbenti, Fermenti lattici
  • Antibiotici, la maggior parte.

SOSTANZE DI USO DOMESTICO E COSMETICO INNOCUE

  • Detersivi per lavare a mano piatti o panni
  • Piastrine antizanzare
  • Cere per mobili o pavimenti
  • Lucidi per calzature
  • Inchiostro penne a sfera o stilografiche
  • Shampoo non medicati
  • Bagno schiuma, Schiuma barba , Saponette

L’ innocuità non è assoluta, alcune delle sostanze in elenco possono risultare dannose se assunte in dosi più elevate di quelle che possono essere ingerite accidentalmente.

SOSTANZE DI USO DOMESTICO E COSMETICO PERICOLOSE

  • Detersivo per lavastoviglie e Brillantante
  • Detergenti per forno, metalli e vetri
  • Antiruggine, Disgorganti per tubature
  • Insetticidi a base di carbammati ed esteri organici fosforici
  • Smacchiatori
  • Piante ornamentali
  • Crema abbronzante ed oli
  • Solventi per unghie e Tinture capelli
  • Sigarette

E’ importante rendere la casa  più sicura possibile

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FARMACI

Sono al primo posto nelle statistiche di intossicazione acuta rappresentando all’incirca il 50% dei casi di avvelenamento. Vanno conservati in armadietti ad altezze inaccessibili ad un bambino, meglio se sotto chiave. Molti farmaci hanno ora tappi di sicurezza che si aprono e chiudono solamente con una serie di movimenti abbastanza complicati che un bimbo piccolo non è in grado di eseguire. Anche le confezioni in "blister" comportano da parte del piccolo una discreta difficoltà nell’estrazione della singola pastiglia, ma ciò non deve rappresentare una garanzia sufficiente a lasciarglieli in mano soprattutto perché i colori delle pillole ed il modo con cui sono confezionate assomigliano molto a quelli di alcune caramelle e pasticche per bambini.

PRODOTTI PER LA CASA ED IL GIARDINO

Sono al secondo posto nelle casistiche degli avvelenamenti e delle intossicazioni domestiche. Tutti i prodotti usati in casa per la pulizia (detersivi di ogni genere, detergenti, candeggianti, disincrostanti, smacchiatori, deodoranti, cere, lucidanti) e per la manutenzione (ammoniaca, soda caustica, colle, vernici, solventi), ma anche altri prodotti potenzialmente pericolosi (insetticidi e antitarme, concimi per le piante) non vanno mai tenuti a ”portata di bambino”, ma riposti in luoghi sicuri e non accessibili (per esempio in mobiletti alti o in armadietti chiusi a chiave) evitando di riporli sotto il lavabo. Occorre mantenere i prodotti nelle loro confezioni originali, perché su di esse sono riportati i segnali di pericolo e le indicazioni sulle sostanze tossiche presenti (elemento questo indispensabile da conoscere per la terapia da seguire nel malaugurato caso di ingestione), evitando il travaso del contenuto in contenitori normalmente destinati ad altro uso (come bottiglie dell’acqua o di bibite varie oppure barattoli con l’etichetta di prodotti alimentari), che possono poi venir confusi non solo dai bambini, ma anche dagli stessi adulti, con conseguenza spesso drammatiche.

SIGARETTE

Esiste in casa un’altra sostanza tossica a cui raramente si presta la dovuta attenzione: è la nicotina contenuta nelle sigarette. Forse non tutti sanno che già due-tre centimetri di una sigaretta, se ingeriti da un bambino, possono racchiudere abbastanza nicotina da costituire un serio pericolo. La dose di nicotina in grado di determinare sintomi viene riferita in 2-5 mg con nausea e vomito e una dose letale viene riferita per l’ingestione di 30-60 mg .

PIANTE DA APPARTAMENTO

Alcune piante da appartamento e da giardino possono possedere una tossicità locale, provocando irritazione sulle parti del corpo con cui vengono a contatto oppure una tossicità generale dovuta all’ingestione di qualunque parte della pianta (bulbi, radici, foglie, bacche), di grado variabile a seconda della quantità di ingerita e della concentrazione delle sostanze tossiche in essa contenute. Tra le più comuni ricordiamo la Stella di Natale (tutta la pianta è velenosa, compreso il latte biancastro rilasciato dal fusto quando si strappano le foglie), il Filodendro (rilascia, dai piccioli delle foglie, un lattice bianco piuttosto tossico, che può causare gravi irritazioni alla cute e agli occhi e, se ingerito, tumefazione della lingua e soffocamento) e l’Oleandro (i cui rametti, foglie e fiori contengono un potente veleno).

 

CHE COSA FARE IN CASO DI INGESTIONE ACCIDENTALE ?

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Telefonare innanzi tutto al Centro Antiveleni.

Prendere nota di questo:

  1. Tipo e quantità di alimenti o sostanze di uso domestico o farmaci ingeriti
  2. L’ora della ingestione
  3. Tempo trascorso tra ingestione ed eventuali sintomi
  4. Reperire i resti della sostanza velenosa ed eventuale vomito e conservarne i campioni
  5. In caso di ingestione di farmaci ricercare la scatola e foglietto illustrativo
  6. Evitare di somministrare qualsiasi cosa che non sia stata consigliata dal Centro. 

 

Bologna Ospedale Maggiore 051- 333333

Catania Ospedale Garibaldi 095- 254409 - 095- 325696

Cesena Ospedale Bufalini 0547-352612

Chieti Ospedale SS.Annunziata 0871-345362

Genova Ospedale S.Martino 010- 352808

Istituto Gaslini 24h 010- 56361

La Spezia Ospedale S.Andrea 0187- 533296

Lecce Ospedale V.Fazzi 0832- 661111

Messina Università degli Studi 090- 6764059

Milano Ospedale Niguarda 02- 66101029

Napoli Istituto Farmacologia 081- 459802

Pordenone Ospedale Civile 0434-399335

Reggio Calabria Ospedali Riuniti 0965-811624

ROMA Policlinico Gemelli 06- 3054343

ROMA Policlinico Umberto Primo  06- 490663

ROMA S. Camillo 06- 5373934

Torino Istituto per Infanzia 011- 3785373

Trieste Istituto per Infanzia 040- 3785373

domenica 4 novembre 2012

Test effettuabili in studio h) Esame urine

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Vengono usate strisce analitiche da 11 parametri.
In meno di 2 minuti vengono effettuate le seguenti analisi:

 acido ascorbico - leucociti - nitriti - urobilinogeno - proteine - pH - sangue – densità specifica - chetoni - bilirubina - glucosio

 

 

 

 

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Esami effettuabili in studio g) Luce di Wood

 

 

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La luce di Wood è una luce ultravioletta (UV), generata da un arco di mercurio ad alta pressione, corredato da un filtro di silicato di bario e ossido di nichel al 9%, il quale consente l’emissione selettiva di luce UV di lunghezza d’onda compresa fra 340 e i 450 nm.

 

 

imagesCA3J5ASWL’osservazione con luce di Wood, va effettuata in ambiente assolutamente buio, gli occhi del bambino devono essere protetti.  Viene impiegata nello studio, con finalità diagnostica, soprattutto per evidenziare una infezione micotica (funghi della pelle). In questo caso si osserva una fluorescenza verdastra della lesione.

 

 

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Utile anche in caso di vitiligine ( alterazione dei melanociti che causa macchie biancastre ) in cui la fluorescenza è bianco latte.