martedì 30 ottobre 2012

Esami effettuabili in studio f) Scoliometria

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Ideato dal Dr. W. Bunnell , è stato utilizzato per lo screening della scoliosi negli U.S.A. su 4.800.000 scolari.

 

 

  • Esso permette di misurare con facilità e rapidità il grado di inclinazione assiale del tronco provocato da una deformità vertebrale. E’ sufficiente far flettere il soggetto in avanti, posare lo scoliometro sul dorso con il segno “0” in corrispondenza delle spinose e leggere il grado di inclinazione.

Esami effettuabili in studio e) Podoscopia

 

imagesCATDN6WJIl podoscopio è costituito da una struttura portante in legno o in metallo, con un piano trasparente di cristallo o metacrilato sul quale il paziente sale, a piedi nudi. Il piano trasparente è illuminato tangenzialmente da un sistema a luce diretta (neon) o a luce polarizzata, che rende più evidenti le immagini. In un piano inferiore, uno specchio inclinato riflette l’immagine della pianta dei piedi e ne permette una più comoda visualizzazione. Le informazioni derivano dal contorno dell’impronta e, in misura molto approssimativa, dalla distribuzione dei carichi, evidenziata dalla differente intensità luminosa, soprattutto nei podoscopi a luce polarizzata.

La tecnica è relativamente semplice e l’esame è facilmente realizzabile nei bambini di età superiore ai 3-4 anni. L’esame podoscopico non è significativo prima dei 3-4 anni in quanto il piede piatto è fisiologico.

Durante l’attività professionale, il Pediatra incontrerà nella grande maggioranza dei casi dei piedi piatti di primo o di secondo grado, flessibili, correggibili, simmetrici, asintomatici, che necessitano soltanto di controlli podoscopici periodici. In questo caso il suo compito principale è quello i rassicurare i familiari. Negli altri casi può far ricorso ad uno specialista ortopedico.

Nella figura e’ illustrato il podoscopio utilizzato in studio.

giovedì 25 ottobre 2012

Cellulari pericolosi : la Cassazione conferma

  L’articolo e’ tratto da : http://www.repubblica.it/salute/2012/10/18/news/cassazione_riconosce_danno_da_abuso_di_cellulare-44780091/
Ora c'è una sentenza definitiva. La Corte di cassazione, per la prima volta in Italia - e a sentire gli esperti, al mondo - ha stabilito un legame di concausalità tra un forte uso del cellulare e un tumore. La storia è quella di Innocente Marcolini, di cui Repubblica.it si era già occupata in un'inchiesta . Manager cinquantenne, responsabile commerciale di una multinazionale, per lavoro stava al telefono (cordless o cellulare) una media di 5-6 ore al giorno, per dodici anni. Una mattina mentre si fa la barba si accorge di uno strano formicolio.
Le analisi diranno che è un tumore al nervo trigemino. Operazione riuscita, ma il dolore non lo abbandonerà più. Non può più lavorare. Chiede una pensione di invalidità professionale. L'Inail la nega. Marcolini fa ricorso e il tribunale di appello di Brescia gli dà ragione. È il 22 dicembre 2009. Stavolta è l'Inail a opporsi in Cassazione. Ma il 12 ottobre la corte suprema deposita la sentenza in cui conferma: i giudici di secondo grado hanno citato la letteratura scientifica giusta e hanno fatto bene a riconoscere che una causa dell'invalidità del manager sia proprio l'utilizzo del telefono.
Marcolini, un cinquantenne tosto, non avrebbe mai voluto diventare testimonial di questa battaglia.
"Provo soddisfazione per la decisione perché dimostra la nostra tesi sulla dannosità di questa onde elettromagnetiche. Riconosce che le perizie erano affidabili. E prova, almeno per quanto mi riguarda, che con i suoi tempi la giustizia italiana funziona".
Il professor Angelo Levis, ex-ordinario di mutagenesi ambientale a Padova, è uno di quelli che gli è stato più vicino nella sua lotta. "È una sentenza importantissima, che fa giustizia di un certo negazionismo nella comunità scientifica e che apre le porte a un nuovo corso giudiziario". Solo lui, in collaborazione con uno studio torinese specializzato in diritto della salute, sta seguendo sette cause di persone che ritengono di aver sviluppato tumori alla testa in conseguenza di un uso forte del cellulare. "Stiamo lavorando all'ipotesi di costruire una class action, un'azione collettiva cui può partecipare chi ritiene di aver subito un danno". Marcolini ne sarebbe il primo firmatario.
Nei mesi scorsi anche il Codacons aveva cominciato a lavorare su quest'ipotesi. E cresce la consapevolezza in vari parlamentari, come il senatore Felice Casson, che rispetto ad altri paesi europei l'Italia non ha preso troppo sul serio né l'invito alla cautela del Consiglio d'Europa né l'inclusione da parte dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro delle onde elettromagnetiche emesse dai cellulari tra i possibili cancerogeni.
Ma l'inattività più sorprendente riguarda un parere del Consiglio superiore di sanità, l'organismo che raggruppa le principali personalità mediche del Paese, che risale al 15 novembre 2011. In quelle sette pagine, sollecitate dal ministero della salute del governo precedente, l'organismo scientifico invitava il ministero a promuovere l'uso degli auricolari per tutti. E per i bambini raccomandava di limitare l'uso alle situazioni di necessità, oltre che a fare campagne di sensibilizzazione contro l'uso indiscriminato del telefonino. Ma Renato Balduzzi, per il momento, non ha raccolto il consiglio.
Nei giorni scorsi, intanto, la Gazzetta del Mezzogiorno ha dato notizia di un avvocato di Potenza con un tumore al cervello i cui medici non avevano escluso un rapporto con l'uso molto intenso che faceva del cellulare. A quel punto il professionista scrive direttamente al Ministero, per sapere se l'ipotesi potesse avere un fondamento. La prima volta non riceve risposta. Lui insiste e ottiene una lettera che non lo tranquillizza affatto. Un passaggio recita: "Il tema di possibili rischi per la salute conseguenti all'utilizzo del telefono cellulare è alla costante attenzione anche a seguito della classificazione stabilita dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di agente possibilmente cancerogeno per l'uomo" e ancora "attraverso studi epidemiologici la stessa Agenzia ha evidenziato limitata cancerogenicità tra gli utilizzatori del telefonino in relazione al tumore maligno del cervello e del nervo acustico, mentre l'evidenza è stata giudicata inadeguata per altri tipi di cancro o esposizione".
Con la Gazzetta l'uomo, che preferisce restare anonimo, commenta: "Ci dicono che il telefonino è cancerogeno seppur a cangerogenità limitata. Qualcosa, insomma, c'è. D'altra parte in molti libretti di istruzione dei cellulari viene consigliato di tenere l'apparecchio a qualche centimetro di distanza dall'orecchio. Se le ditte costruttrici scrivono questo, forse sarebbe opportuno dare un'informazione più completa e più chiara. Ne va della salute dei cittadini".
La lettera del ministero si chiude con un invito di una campagna di informazione per "promuovere un utilizzo responsabile del telefono, soprattutto in relazione all'uso da parte dei bambini". Ovvero la stessa richiesta del Consiglio superiore di sanità che giace inascoltata sul tavolo del ministro da mesi. In Italia la penetrazione dei cellulari è del 150 per cento, uno e mezzo a testa, tra le più alte al mondo. Se c'è un problema riguarda letteralmente tutti. Marcolini si chiede: "Cosa aspettano per fare qualcosa? Se all'epoca qualcuno mi avesse avvisato dei rischi che correvo, probabilmente adesso non avrei dovuto passare tutto questo".
(18 ottobre 2012)
 
 
L'INDAGINE, IL 62% DEI BAMBINI HA UN PROPRIO TELEFONINO
GLI ADOLESCENTI LO USANO OLTRE 4 ORE AL GIORNO.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 18 gen. 2013- Il 62% dei bambini italiani fra i 7 e gli 11 anni ha a disposizione un telefonino proprio, contro il 35,4% che ne e' sprovvisto. Il 44,4% dei bambini acquisisce un cellulare tra i 9 e gli 11 anni. Il 17,6% ha un cellulare prima dei 7 anni. E fra gli adolescenti il cellulare e' una feticcio che si usa in media per quattro ore al giorno. È quanto emerge dall'Indagine conoscitiva sulla condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza in Italia edizione 2012 Eurispes-Telefono Azzurro.

AI BAMBINI PIACCIONO I GIOCHI - Le due funzioni maggiormente utilizzate sul cellulare dai bambini sono i giochi (21,2%) e le telefonate (20,5%), seguite dall'invio di messaggi di testo o mms (18,3%) e dall'ascolto di musica (17,5%).

ADOLESCENTI PAZZI PER LE 'APP' - Il 40,5% degli adolescenti usa il cellulare oltre le quattro ore giornaliere. Solo l'1,2% non ne ha uno e le app fanno la differenza. Quelle maggiormente usate dai ragazzi sono: il collegamento a Internet (54%), l'uso dei Social Network quali Facebook e Twitter (50,8%), la visione di filmati su YouTube (49%), l'utilizzo di giochi quali Angry Birds e Fruit ninja (44,8%).
 
 


lunedì 22 ottobre 2012

Disturbi del sonno



pecore
Il ritmo sonno-veglia del bambino nei primi mesi di vita è molto diverso da quello dell'adulto; nei primi mesi infatti il bambino non conosce la differenza fra giorno e notte, il suo  ritmo  è  indipendente dall'ambiente, regolato dai bisogni interni legati alla fame e alla sete e dura intorno alle 25 ore. Stare con un bambino nei primi mesi significa adattare i propri ritmi ai suoi e non cercare di resistere o modificare solo alcune abitudini per continuare a fare le cose che si facevano prima.
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Nei primi 4 mesi il ritmo del genitore deve sovrapporsi a quello del figlio.

Dopo i 4 mesi, gradualmente si verifica il contrario; il bambino si adatta progressivamente ai ritmi esterni e delle abitudini regolari lo aiutano a sincronizzare il suo ritmo  con quello esterno ed a concentrare il sonno nelle ore notturne: è questa una tappa fondamentale nello sviluppo del bambino.
Bisogna ricordare che il buon sonno è una condizione che si apprende nei primi mesi di vita e conoscere come si sviluppa l'organizzazione del sonno del bambino è fondamentale per un genitore per comprendere ed adattarsi ai suoi ritmi, per capire come e quando questi vanno modificati e come e quando invece bisogna rispettarli.

Risposte comuni fornite ai genitori

"Il disturbo del sonno si risolverà da solo"
"Non si preoccupi, se non dorme, dormirà"
"Fa parte dello sviluppo normale del bambino"
"La colpa è di voi genitori ansiosi"
"Gli dia un po di sciroppo o di tisana"

Errori comuni o conoscenze sbagliate dei genitori
Pensare che tutti i bambini siano uguali.
Mettere il bambino a letto già addormentato.
Giocare e stimolare eccessivamente il bambino nelle ore serali.
Lasciare il bambino piangere da solo.
Non fidarsi dell'istinto materno.
Il disturbo del sonno nel bambino è normale ed inevitabile ed è tipico della società occidentale.
Il disturbo del sonno riflette un bisogno (di mangiare o di essere consolato) del bambino.
Le tecniche basate sull'estinzione (lasciare piangere il b.) sono dannose perché vanno contro l'istinto genitoriale.
Disturbi del sonno : come aiutare il bambino a dormire la notte

  • Mettete il bambino nella culla o nel lettino ancora sveglio.
  • Dategli un oggetto per addormentarsi.
  • Seguite degli orari regolari durante il giorno.
  • Cercate di instaurare un rituale per l'addormentamento.
  • Separate bene le attività che fa di giorno da quelle che fa la sera o la notte; insegnategli che la notte è fatta per dormire.
  • Scegliete insieme le cose da fare prima di andare a dormire (es. quale pigiama, quale canzoncina, etc.
  • Ricordate al bambino con un certo anticipo quando arriva l'ora di andare a dormire.
  • Durante i pasti notturni, interagite meno possibile con il bambino.
  • Incoraggiate il bambino ad addormentarsi da solo.

Conseguenze del disturbo del sonno


Persistenza dell'insonnia (2/3 dei bambini con insonnia nei primi anni continuano a dormire male dopo 5 anni ).
  • I disturbi comportamentali (iperattività, aggressività, etc.) hanno una
    incidenza 3 volte superiore nei bambini con insonnia.
  • Affaticamento e deficit di concentrazione.
  • Microsonni diurni.
  • Disturbi dell'umore (genitori e bambino, alterazione rapporto madre/figlio).


  • Alterazione della relazione madre-bambino Come riposarsi?
    1. Cercate di dormire quando il bambino dorme. Non cercate di sbrigare le faccende domestiche o di lavorare ma riposatevi insieme a lui, anche se non riuscite ad addormentarvi.
    2. Cercate di organizzarvi prima per il pasto notturno.
    3. Cercate di fare una attività motoria. Passeggiate con il bambino, uscite da casa se possibile con lui.
    4. Chiedete aiuto a chi vi è vicino.
    5. Fate attenzione a come vi sentite psicologicamente; la deprivazione di sonno può contribuire allo sviluppo di una depressione post-partum e interferire con l'attaccamento al vostro bambino.
    6. Ricordatevi che tutto passa.
    Principi di igiene del sonno nell'infanzia ovvero consigli utili per aiutare il bambino ad adattarsi ad un ritmo di sonno  regolare:


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    • Programmate la notte come tempo dedicato al sonno; evitate di giocare e divertirvi la notte con il bambino. Lasciate queste attività nelle ore diurne.
    • Aiutate il bambino ad associare il letto con il sonno. Cercare di far addormentare il bambino nella sua stanza, evitate se possibile di farlo addormentare in braccio o in altri luoghi e poi metterlo nel lettino. Quando si sveglierà il b. si troverà in un posto che non riconosce subito e vorrà ritornare fra le braccia del genitore per riaddormentarsi. Resistete alla tentazione di usare il ciuccio o il biberon per farlo
      addormentare.
    • L'ambiente dove dorme il bambino deve essere tranquillo, il più silenzioso possibile e poco illuminato
    • La temperatura della stanza deve essere mantenuta ad un livello confortevole (intorno a 20° C). Temperature troppo elevate disturbano il sonno.
    • Il bambino non deve essere mai troppo coperto.
    • Il letto non deve essere troppo grande, il bambino va a cercare un bordo per appoggiarsi; non si sveglia mai perché sbatte contro le sbarre del letto. Evitate perciò i paracolpi. Questi possono essere pericolosi perché sono un appiglio tramite cui il bambino può arrampicarsi e scavalcare le sbarre del lettino; inoltre non permettono al bambino di esplorare e controllare l'ambiente quando è sdraiato.
    • Fatelo dormire sulla schiena, evitate la posizione a pancia sotto o di fianco.
    • Non tenete oggetti che possono essere pericolosi nel lettino
    • L'orario di risveglio al mattino e di addormentamento serale devono essere mantenuti costanti, sempre alla stessa ora.
    • Non mandare il bambino a letto affamato.
    • Evitare di farlo bere troppo prima e durante la notte.
    • Cibi e bevande che contengono caffeina e teofillina devono essere evitate per molte ore prima dell'orario di addormentamento. Queste sostanze sono contenute in molti cibi e bevande di uso comune (cocacola, thè)
    • Alcuni farmaci contengono alcool e caffeina e possono disturbare il sonno
    • Il bambino deve imparare ad addormentarsi da solo, senza l'intervento dei genitori.
    • Alcuni giochi possono essere eccitanti e interferire con l'addormentamento; vanno evitati da una a due ore prima dell'orario abituale di addormentamento.
    • Alcuni giochi o musiche o carillon (con piccole figure di animali che girano) messi sopra la culla del bambino possono causare sovraeccitazioni visive o uditive del bambino che interferiscono con l'addormentamento. Meglio tornare alle vecchie canzoncine o ninnananne. La voce della madre è sempre meglio di una musica meccanica.
    • Il bagno può essere un'attività eccitante per alcuni bambini e dovrebbe essere spostato in un altro orario della giornata se il bambino presenta difficoltà dell'addormentamento.
    • Se il bambino piange, andate vicino ma non colmatelo di attenzioni. Rassicuratelo con un piccolo massaggio o cambiate il pannolino se necessario (possibilmente senza togliere il bambino dal letto). Non accendete le luci forti, e mantenete il tono della voce al minimo senza fare confusione.
    • I sonnellini diurni sono legati all'età del bambino. In ogni caso dovrebbero essere evitati i sonnellini diurni troppo frequenti e troppo lunghi, specie nelle ore serali.

    imagesCA4KYG9HIl ritmo sonno-veglia del neonato e del bambino




    I neonati non conoscono ancora la differenza fra il giorno e la notte; hanno bisogno di mangiare spesso, con un ritmo modulato dalla fame di circa 3-4 ore, non importa che ora del giorno o della notte sia, i numerosi risvegli sono modulati dal senso di fame e sazietà ma sembrano anche essere geneticamente determinati. Il sonno è costituito da cicli che si ripetono con una
    certa regolarità durante la notte; la lunghezza e la struttura di questi cicli varia con l'età. Il ciclo di sonno del bambino è molto più breve di quello dell'adulto e il bambino nei primi mesi ha una maggiore quantità di sonno leggero rispetto all'adulto. Nel neonato un ciclo è costituito da una prima parte di sonno attivo o sonno REM* e da una seconda parte di sonno calmo o sonno Non-REM. Nei primi due mesi un ciclo dura circa 50 minuti; ed è ugualmente distribuito nelle 24 ore. Il susseguirsi di 3-4 cicli permette un sonno di 3-4 ore consecutive. Nell'arco delle 24 ore si susseguono 18-20 cicli di sonno senza una periodicità diurna o notturna. A 6 mesi i cicli durano 70 minuti e sono prevalentemente concentrati nelle ore notturne; a questa età già si comincia a differenziare il sonno Non-REM in una fase più leggera ed in una fase più profonda.
    Gradualmente i cicli si allungano fino ad arrivare a 90-120 minuti e si verificano circa 4-5 volte per notte in un sonno normale dell'adulto di circa 8 ore.

    * Sonno REM (dall'inglese Rapid Eye Movement: movimenti oculari rapidi, perché in questa fase si verificano movimenti improvvisi dei globi oculari; guardate le palpebre del vostro bambino mentre dorme e vedrete anche voi questi movimenti; corrisponde al periodo di sonno in cui si sogna, il nostro cervello è attivo ma il nostro corpo è praticamente immobile)

    Nel sonno attivo il bambino presenta movimenti degli occhi, piccoli movimenti del viso ed espressioni del viso innate come paura, sorpresa, collera, gioia con grandi sorrisi, che sono i segni di una attività cerebrale legata all'apprendimento delle emozioni e della capacità di comunicare; possono esserci improvvisi sussulti.
    Nel sonno calmo invece il bambino si muove molto poco, il viso è poco espressivo, non ci sono movimenti oculari , ma si possono osservare movimenti di suzione.
    Talvolta il bambino vocalizza e un genitore può credere che sia sveglio ma invece sta dormendo; un bambino è sveglio quando è calmo, ha gli occhi ben aperti, segue con lo sguardo e vuole comunicare (veglia calma) oppure quando geme, fa smorfie, muove braccia e gambe si ripiega su se stesso, talora piange con pianto forte e difficilmente consolabile (veglia attiva).
    Il neonato dorme circa 16-18 ore al giorno e il sonno è distribuito uniformemente durante le 24 ore. Esistono però grandi differenze interindividuali, già a questa età si può notare quello che sarà un breve o un lungo dormitore: alcuni bambini dormono 20 ore, mentre per altri sono
    sufficienti 14 ore; alcuni iniziano a fare un sonno continuativo durante la notte, altri si svegliano ogni 30-60 minuti. Inoltre è da tenere presente che i bambini oggi dormono probabilmente molto meno di qualche decennio fa. Una ricerca recente su bambini di Roma ha evidenziato che i bambini oggi dormono meno di quanto sia riportato come norma dagli studi internazionali.
    I primi mesi di vita sono quelli in cui il bambino struttura e definisce il proprio ritmo circadiano; tutto avviene gradualmente, senza brusche variazioni o modificazioni improvvise.
    Se valutiamo lo sviluppo del sonno vediamo come le modificazioni più importanti si verificano nei primi 6 mesi, successivamente le variazioni sono minime:
    • tra 1 e 6 mesi compare una periodicità giorno-notte, la veglia si distribuisce nel tardo pomeriggio e nella sera, si determinano modificazioni progressive dei ritmi circadiani della temperatura, dell'attività cardiaca e respiratoria e delle secrezioni ormonali; il sonno matura sul piano elettroencefalografico e si struttura in maniera simile all'adulto.
    • tra 4 e 6 mesi un bambino può iniziare a dormire anche 6 ore continuative durante la notte, riesce a stare più tempo sveglio durante il giorno e inizia ad essere influenzato dal ritmo luce-buio. La quantità totale di sonno è di 12-14 ore e si distribuisce prevalentemente nelle ore notturne. Il primo segno di una ritmicità circadiana è la comparsa, fra 3 e 4 settimane di una lunga fase quotidiana di veglia tra le 17 e le 22; spesso è veglia agitata con pianto incoercibile, e viene riconosciuta come forma di fame o dolore addominale (colica gassosa). Tra 6 mesi e 4 anni il tempo di sonno si riduce progressivamente fino a 10-12 ore fra sonno notturno e diurno e aumenta la veglia; a 1 anno il bambino dorme 13 ore, tra 3 e 4 anni 12 ore; si passa da 3-4 sonnellini giornalieri a 6 mesi, a 2 verso i 12 mesi, poi uno solo di pomeriggio, un po' più lungo, a 18 mesi.
    • Intorno ai 9 mesi si verifica un aumento dei risvegli notturni tra le 21 e le 24 e tra le 3 e le 6 (l'84% dei bambini si sveglia almeno una volta) che continua spesso fino a 2-3 anni. Man mano che il bambino prende sempre più coscienza del mondo che lo circonda, gli stimoli esterni possono cominciare a disturbarlo di più di notte e anche la sua fantasia, che si traduce di notte in sogni ed incubi, può cominciare a interrompergli il sonno.
    • tra 5 e 12 anni è il periodo del sonno "migliore" e della maggiore capacità di essere vigile ed attento, il sonno evolve verso un pattern adulto con durata tra 8 e 9.5 ore, la struttura del sonno è più stabile, scompare il sonno diurno; l'addormentamento è rapido e l'orario di addormentamento ritarda progressivamente mentre l'orario di risveglio rimane fisso.
    • In adolescenza il sonno è di circa 8-9 ore; i ritmi sono influenzati dalle abitudini sociali: in breve tempo il tempo di sonno si riduce di 2-3 ore e si determina un debito di sonno, associato ad un aumento fisiologico della sonnolenza diurna in relazione alle modificazioni ormonali. Ricompare infatti il sonnellino diurno in adolescenza (23% fra 15 18 anni) .
    Disturbi del sonno
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    Il mio bambino dorme poco durante il giorno. E' normale?

    I nostri bambini non devono essere costantemente stimolati, hanno bisogno di calma di serenità e di stabilità; oggi, più che qualche decennio fa, bisogna imparare a rispettare i loro ritmi e farli vivere in un ambiente protetto. Maggiori stimoli avranno, più saranno irrequieti, agitati e iperattivi durante il giorno.
    Perché i bambini dormono tanto?
    Una delle funzioni del sonno nel bambino è la maturazione del cervello, nel sonno vengono prodotti ormoni fondamentali per la crescita del bambino, nel sonno si consolidano le informazioni ricevute durante il giorno e si apprende. Il neonato è un essere straordinario in uno stato di continuo apprendimento. Questo elevato bisogno di sonno è parallelo all'intensa crescita che si verifica a questa età.
    Dove e come deve dormire il mio bambino?
    Nei primi mesi della vita il bambino in genere dorme in una culla accanto al letto dei genitori. La cameretta è troppo lontana e i risvegli per le poppate sono frequenti. Esistono diverse scuole di pensiero sul fatto di far dormire il bambino nel letto dei genitori; molti genitori hanno paura di fargli del male involontariamente durante la notte; alcuni ricercatori sostengono tuttavia che il
    dormire insieme alla madre a contatto fisico migliora lo sviluppo psicofisico del bambino e previene le "morti bianche o morti in culla". E' buona regola, una volta deciso il posto dove farlo dormire, mantenere lo stesso per il sonno diurno e notturno (es. non farlo dormire nel passeggino di giorno e nel lettino di notte). E' opportuno inoltre che il bambino nei primi mesi sia messo a dormire sulla schiena, evitate la posizione a pancia sotto, a meno che non ci siano indicazioni specifiche; tra il quarto e il settimo mese il bambino avrà la capacità di muoversi e girarsi e sceglierà la posizione più giusta per dormire.
     Perché alcuni bambini dormono tutta la notte ed altri si svegliano continuamente?
    Esiste certamente una componente genetica :chiedete ai nonni come eravate voi genitori da piccoli e spesso vi sentirete raccontare l'esperienza che vivete voi adesso. Come negli adulti, esistono anche bambini che hanno bisogno di meno sonno (brevi dormitori) e quelli che hanno bisogno di più sonno (lungo dormitori); esistono bambini che sono meno attivi la sera e che la mattina si svegliano pieni di energia e bambini che invece non vorrebbero mai andare a
    dormire la sera e la mattina hanno difficoltà a svegliarsi. Quando il bambino si sveglia è estremamente importante avere pazienza: non precipitatevi subito ma aspettate; valutate l'intensità del pianto e cercate di resistere. Quando andate vicino al bambino, non accendete luci, non prendetelo in braccio, cercate di calmarlo con voce bassa e cullatelo un po' nel
    lettino; se non c'è proprio bisogno non dategli da bere latte o altre cose, evitate camomille o cose simili; andate via dalla stanza prima che il b. sia completamente addormentato; non diventate voi l'unico mezzo per farlo.
    A che età il bambino inizia a dormire senza svegliarsi la notte?
    In generale intorno ai 4-6 mesi, ma c'è una grande variabilità. La cosa più importante a questa età è di regolarizzare gli orari, ora in cui metterlo a dormire, ora in cui svegliarlo, orario dei pasti regolare; un'altra cosa molto importante è esporlo alla luce durante il giorno e giocare in queste ore mentre si dovrebbe ridurre le attività verso sera e cercare di evitare luci intense.
    Perché il bambino inizia a piangere in maniera inconsolabile la sera?
    Contemporaneamente all'acquisizione di un ritmo circadiano e all'adattamento al ciclo luce-buio, il bambino, che passa una giornata calma e regolare, la sera si innervosisce ed inizia a piangere. Queste fasi vengono comunemente identificate come dolori addominali o coliche gassose del primo trimestre; non sappiamo se effettivamente ci sia un dolore addominale ma è tuttavia chiaro che i bambini che presentano questo disturbo in maniera intensa, saranno dei
    bambini che avranno probabilmente maggior difficoltà nel sonno. Queste manifestazioni sono legate alla maturazione dei meccanismi che predispongono al sonno e sono la manifestazione della normale fase di iperattività alla fine della giornata che corrisponde al periodo di massima vigilanza dell'adulto; la comparsa tra 3 e 4 settimane di vita di una lunga fase di veglia che si verifica tra le 17 e le 22 è il primo segno che il bambino inizia ad assumere una ritmicità circadiana. In alcuni bambini queste fasi sono lievi e di breve durata, in altri sono prolungate e si possono protrarre a lungo, anche fino a tarda notte; in altri ancora si verificano in orari più tardivi. E' in questa fase che il ritmo circadiano del bambino si stabilizza ed è perciò estremamente importante controllare questi stati di agitazione; bisogna creare un ambiente
    tranquillo, poco luminoso, senza stimolazioni ulteriori (tipo cullamento intenso); lasciatelo nel lettino in camera per dargli la possibilità di addormentarsi da solo.
    E' giusto dare da bere o da mangiare ogni volta che piange?
    Nelle prime settimane di vita il ritmo del neonato è regolato dai bisogni interni e può essere giusto alimentarlo ad ogni risveglio. Dopo i 4-6 mesi di vita non ha più bisogno di mangiare durante la notte se di giorno fa dei pasti regolari; quindi non si dovrebbe dare da bere o mangiare se si sveglia; la grande quantità di liquidi che alcuni bambini ingeriscono durante la notte, specie se a base di tisane, aumentano la diuresi ed il bambino si bagnerà più spesso, e di conseguenza tenderà a svegliarsi più spesso e a piangere. Oltre al fatto che a lungo andare il biberon diventerà il mezzo esclusivo per addormentarsi e che il bambino si sveglierà perché "è abituato a bere durante la notte".
    E' giusto usare sciroppi o tisane o erbe per farlo dormire?
    imagesCAGYK60Z    No.
    Sia i "cosiddetti rimedi naturali" che i farmaci sono da evitare sotto i due anni di età. Spesso non risolvono il problema o questo si ripresenta una volta interrotta la la  somministrazione. Possono dare un effetto paradosso, cioè eccitare invece di calmare. A questa età l'insonnia nella maggior parte dei casi
    è legata ad un mancato adattamento ai ritmi normali o a dei condizionamenti o circoli viziosi che vanno modificati per poter risolvere il problema. Spesso poi si instaurano dei sensi di colpa dei genitori in relazione alla somministrazione di un ipnotico al bambino. Se usati sotto controllo medico possono essere utili, e a volte indispensabili, per poter modificare alcune cattive abitudini.
    Esistono fasi dello sviluppo che sono momenti chiave per l'acquisizione
    di un buon sonno?
    Sì. Due momenti dello sviluppo sono estremamente importanti per l'acquisizione di un corretto ritmo circadiano e di un buon sonno.
    1. a 3-4 mesi quando il bambini inizia ad essere influenzato dagli stimoli ambientali e gradualmente si adatta al ciclo luce-buio di 24 ore. Il bambino va esposto alla luce solare di giorno e mantenuto in penombra o al buio la notte; vanno ridotti gli stimoli esterni mentre spesso la sera, con il papà e la mamma che ritornano a casa dal lavoro, diventa invece una occasione di eccitazione e di gioco. Cercate di stabilire degli orari fissi per l'addormentamento e per il risveglio.
    2. a 8-9 mesi compare l'angoscia dell'estraneo e aumenta l'ansia di separazione: è una fase evolutiva normale del bambino che si accompagna ad aumento fisiologico dei risvegli (vedi la sezione sull'ansia di separazione)
    Cosa fare se il bambino ha difficoltà ad addormentarsi?
    Cerca di instaurare un rituale fisso, che il bambino associerà con il momento per rilassarsi ed andare a dormire. Cantare una ninna-nanna o effettuare le operazioni di pulizia, (bagnetto, cambio pannolino, ecc.) possono costituire un buon segnale per il bambino. Cercate sempre di metterlo nel lettino o nella culla ancora sveglio. Lasciate il tempo al bambino di addormentarsi da solo.
    Gia intorno ai 4-6 mesi si può iniziare con queste pratiche. Il muoversi o piagnucolare o vocalizzare non significa che il bambino sia sveglio o voglia essere preso in braccio; in questo caso l'attesa per vedere quello che succede è fondamentale: bisogna dare il tempo al bambino di farci capire cosa vuole.
    Spesso (si spera) il bambino si addormenterà da solo senza aiuto. Se le difficoltà persistono e il bambino "lotta contro il sonno" si può adottare la tecnica dell'estinzione graduale (vedi sezione sui risvegli notturni). Cosa fare se il bambino ha l'angoscia di separazione (paura di
    addormentarsi e separarsi dalla madre)? Intorno agli 8-9 mesi si verifica un aumento fisiologico dei risvegli notturni in relazione alla fase di sviluppo chiamata "angoscia dell'estraneo" che
    corrisponde ad una angoscia di separazione dalla madre. Il b. piange e si dispera se la madre è distante da lui e cerca continuamente il contatto visivo o fisico. E' un momento estremamente importante anche per acquisire un buon sonno.
    Si può adottare la tecnica del "minimal checking" che consiste nell'instaurare il solito rituale per l'addormentamento e lasciare la stanza ma tornare a controllare il bambino ogni 2-3 minuti, anche se non piange o chiama; quando si entra nella stanza bisogna tranquillizzarlo parlandogli dolcemente e uscire di nuovo dalla stanza, senza aspettare che si addormenti; si deve continuare fino a che non si addormenta. La stessa tecnica va adottata durante i risvegli
    notturni, ma vedrete che non sarà necessario fare molti controlli notturni.
    Cosa fare per i risvegli notturni?
    E' estremamente difficile adottare delle tecniche perché ogni bambino e ogni genitore hanno un diverso modo di comportarsi al momento dell'addormentamento e dei risvegli notturni; pertanto ogni intervento va individualizzato sulla singola coppia genitore-bambino. Oltre al minimal checking, una tecnica generale può essere quella dell'estinzione graduale. Questa consiste nel cercare di ottenere il comportamento desiderato tramite piccole conquiste successive, come abituare il bambino alla progressiva distanza dai genitori al momento di andare a letto o durante i risvegli.
    Se il bambino comincia a piangere o a chiamare, aspettate 30 secondi poi entrate nella stanza tranquillizzatelo con il minimo di interazione reciproca ed uscite dalla stanza quando il bambino è ancora sveglio. Ad ogni chiamata successiva allungate progressivamente l'intervallo di tempo passando a 1 minuto, poi 2 minuti e così via, finché il bambino si addormenta da solo. La notte successiva raddoppiate il tempo di attesa e continuate così. Dopo una settimana le cose dovrebbero migliorare. Mettete sempre una piccola luce e date la possibilità al bambino di controllare l'ambiente circostante. Non fatevi venire i sensi di colpa perché il bambino piange e voi non intervenite. Non creerete nessun trauma psicologico al vostro figlio. Se sarete costanti otterrete il risultato aspettato.

    ringraziamentiSi ringrazia il Dr. Oliviero Bruni,esperto del campo, per la gentile concessione a farmi pubblicare nel mio blog il suo interessante articolo sul sonno dei bambini. Il Dottore lavora presso l’ospedale S Andrea di Roma, la sua e-mail : oliviero.bruni@uniroma1.it.
    Se avete necessità ,il tel. del S. Andrea per gli appuntamenti è 0633775859.

    venerdì 19 ottobre 2012

    Esami effettuabili in studio d) Spirometria

    La spirometria (anche esame spirometrico o prova di funzionalità respiratoria) è un test diagnostico semplice, indolore e non invasivo usato per la valutazione della funzionalità respiratoria. La spirometria viene eseguita con uno speciale apparecchio computerizzato (spirometro) collegato a un boccaglio.
    imagesCAPMSOGD


    La spirometria richiede una certa collaborazione da parte del bambino e può essere eseguita dai 5-6 anni d'età. Bisogna sempre spiegare al bambino quello che deve fare mimando l'esempio direttamente.Il programma utilizzato in studio ha inoltre una funzione studiata per i più piccoli che aiuta a svolgere correttamente il test. Il bambino deve indossare lo stringinaso. Deve chiudere bene le labbra intorno al boccaglio. Deve inspirare profondamente e poi espirare in modo forzato per almeno 3-4 secondi (6 per gli adulti).
     
     
     
     Viene utilizzato il microQuark - Spirometro USB per PC


    Il microQuark è lo spirometro USB che trasforma ogni PC in un laboratorio  per l’analisi della funzionalità respiratoria di base. Può essere utilizzato con qualsiasi PC, sia desktop che portatile, semplicemente installando il software e collegare l’unità alla porta USB del computer. Il software COSMED permette di effettuare test spirometrici in tempo reale più numerose altre funzioni: sovrapposizione delle curve Flusso/Volume, visualizzazione delle tendenze, gestire archivio pazienti, stampa di report professionali e personalizzabili, e molto ancora.

    Esami effettuabili in studio c) Pulsiossimetria

    E' una tecnica di misura semplice, rapida e non invasiva dell'ossigenazione del sangue o meglio dell'emoglobina ossigenata attraverso una mollettina con un sensore illuminato (spettrofotometrico) posizionato sul dito del bambino.ossigeno
     
    E' un esame che, senza alcun fastidio, permette in pochi secondi di misurare la saturazione di ossigeno nel sangue. Viene eseguito in tutti coloro in cui c'è il sospetto di un'insufficienza respiratoria per una riduzione dell'ossigeno. Il valore normale è superiore al 95%

    mercoledì 3 ottobre 2012

    Esami effettuabili in studio b) PCR

     

     

    La PCR è una proteina della fase acuta che normalmente è presente negli individui sani a valori bassi. Ogni condizione patologica associata a infezioni batteriche
    invasive, infiammazioni o distruzioni di tessuti, è accompagnata da un aumento dei livelli sierici di CRP. Tali aumenti si verificano rapidamente e possono essere rilevati entro 6–12 ore dall’inizio del processo infiammatorio permettendoci di instaurare tempestivamente la giusta terapia. La misurazione quantitativa della concentrazione della PCR nei giorni successivi è un indicatore sensibile dell’efficacia della terapia antimicrobica e del decorso delle infezioni batteriche,nonché un efficace strumento e monitoraggio delle infezioni postoperatorie.

     

    pcr 

     

     

    Si utilizza il QuikRead CRP con provette preriempite : un kit per la determinazione quantitativa della Proteina C Reattiva su campioni di sangue.

     

     

     

     

    La metodica è semplice, dura circa 2 minuti e si esegue su una goccia di sangue capillare.imagesCAAI3HXJ

    Le nuove provette preriempite con la soluzione tampone permettono di non dover utilizzare il dispensatore, e questo elimina di fatto errori relativi ad un suo errato utilizzo.

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    Questo test permette un dosaggio QUANTITATIVO accurato e preciso, compreso in un intervallo di valori tra 8 mg/L e 160 mg/L.

     

     

    Si utilizza un rapido e preciso indicatore della presenza di un'infezione batterica, permettendo, quindi, un uso mirato del trattamento antibiotico.

    Esami effettuabili in studio a) Ricerca streptococco B emolitico/A

    Tampone Faringeo per SBEGA
    Il test che è utilizzato nello studio è  il rilevamento qualitativo rapido dell’antigene dello streptococco del gruppo A da tamponi faringei o per la conferma di colonie di streptococco del gruppo A ottenute da coltura. Il test è d’ausilio nella diagnosi di infezioni causate dallo streptococco del gruppo A. Il test viene eseguito da personale medico.
    Lo Streptococco del gruppo A è una della principali cause delle infezioni acute dell’apparato respiratorio superiore. Una diagnosi ed un trattamento tempestivo delle faringiti causate dallo streptococco del gruppo A riducono la gravità dei sintomi e le complicazioni come febbre reumatica e glomerulonefrite. Le normali procedure di identificazione per lo streptococco del gruppo A da tamponi faringei, effettuate nei  laboratori di analisi comportano l’isolamento e l’identificazione di patogeni vitali mediante tecniche che richiedono da 24 a 48 ore o più per ottenere risultati.
    Il test che utilizzo è un test immunologico che usa particelle marcate con anticorpi; il test rileva organismi vitali o non vitali direttamente da tamponi faringei o da colonie di coltura entro 5 minuti !!.
    strepto


    Per eseguire il test, viene prelevato un campione faringeo.




    L’antigene viene estratto dal campione faringeo con Reagenti A e B. Viene quindi aggiunta la striscia del test al campione estratto.
    test


    Se il campione contiene l’antigene Strep A, sulla striscia appare una doppia riga ad indicare un risultato positivo.
    Se non è presente l’antigene Strep A, appare solamente la riga di controllo.
     
     
     
    Metodica
    1.  Immediatamente prima del test, si versano tre (3) GOCCE di Reagente A e tre (3) GOCCE di Reagente B in una provetta.
    2. Si aggiunge immediatamente il campione dello striscio del paziente alla provetta. Si schiaccia la base della provetta in modo da comprimere la punta del tampone. Si ruota il tampone almeno cinque (5) volte. 
    3. Il tampone è mantenuto nella provetta per un (1) minuto.
    4. Viene spremuto tutto il liquido dal tampone contro la parte interna della provetta. Si schiaccia bene il tampone nell’estrarlo dalla provetta. Il tampone è gettato nei rifiuti speciali.
    5. Si riimuove la striscia del test dal sacchetto laminato e si inserisce nella provetta con le frecce che puntano verso il basso. Non si tocca o sposta la striscia fino al completamento del test.
    6. Dopo cinque (5) minuti si legge il risultato. Alcuni risultati francamente positivi possono apparire molto prima.